Mi chiamo Elisabetta, ho 13 anni ed ho un fratello handicappato di 16, che si chiama David. Credo che mio fratello abbia influito sul mio carattere, infatti sono timida e chiusa.
Voglio molto bene a David, ma non nego che mi sarebbe piaciuto che fosse normale, ma forse non avrei avuto lo stesso carattere e non avrei capito molte cose. Infatti ho compreso i problemi di queste famiglie come la difficoltà per trovare persone disposte ad aiutarle.
A Fede e Luce, e in particolare nel mio gruppo, ho trovato queste persone, però dopo l’incontro di ogni mese, non le vedo più. Secondo me non dovrebbe terminare tutto lì, ma invece ci si dovrebbe continuare a vedere ogni tanto.
– Elisabetta, 1985
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.9, 1985
SOMMARIO
Editoriale
Voci di fratelli e sorelle di Mariangela Bertolini
Articoli
Care sorelle, cari fratelli vi scrivo di Marie-Odile Réthoré
Piano piano notai che Sergio era differente di Francesca
Non solo tutto l’anno, ma tutti gli anni di Paolo Nardini
Spesso però mi regala il suo prezioso sorriso F.M.
Forse per questo non sono andato via di Gianluca
Mio fratello era handicappato di Mons. Peter Birch
Ho scelto mio fratello di Franca Cremonesi
Ma dopo l'incontro non li vedo più di Elisabetta
"Crescere insieme" di Sergio Sciascia
Rubriche
Dialogo aperto n. 9
Vita Fede e Luce n. 9
Libri
L’Abbé Pierre – Una mano tesa agli emarginati di Bernard Chevalier
La paura di amare – La persona handicappata nella società di Jean Vanier