I bambini con handicap e non, vivono e studiano insieme e ognuno impara e cresce secondo le proprie capacità.
Questo potrebbe sembrare naturale e normale, ma per chi invece di accontentarsi di parole si impegna nell’azione, non lo è per niente. Come mai?
Secondo l’esperienza del Centro scolastico riabilitativo Medaglia Miracolosa, un’integrazione che sia davvero viva ed efficace può realizzarsi se esistono delle condizioni precise; di queste alcune sono di carattere strutturale .
- Il numero degli alunni ridotto (circa una diecina) per classe.
- La durata: scuola a tempo pieno per tutti (8.30-17).
- La flessibilità organizzativa: il programma è fatto a misura di ogni bambino. Il bambino può essere cambiato di classe o di gruppo, secondo la necessità.
- Le terapie vengono fatte sul posto: questo permette ai bambini con handicap di non perder tempo, ma ancor più permette la collaborazione permanente fra terapisti, maestri, educatori. Per es.: il bambino sordo può applicare in classe ciò che ha imparato nell’ora di ortofonia.
- L’abbondanza del materiale educativo, indispensabile per lavorare con bambini più o meno privi di capacità astrattiva; lo stesso materiale, lungi dall’essere un freno ai bambini con capacità di astrazione, è sicura base di partenza. L’esempio più tipico è rappresentato dai «regoli», piccoli bastoncini colorati, di diversa lunghezza, usati per i calcoli più o meno complicati.
Altri elementi, qualitativi, rendono valida questa esperienza.
- Il realismo nel valutare individualmente i bambini, per le loro possibilità e per i loro limiti, e nello stimare quanto può esser fatto dagli educatori.
- L ’importanza, in ore e qualità, delle attività parascolastiche; queste costituiscono almeno metà delle ore di lavoro in comune (lavori manuali di vario tipo, osservazioni della natura, sport, musica, dattilografia…). Dai risultati che abbiamo potuto vedere, sono tutte seguite e attuate con intelligenza e buon gusto.
- La qualità e la preparazione del personale (insegnanti, educatori, terapisti…) si riflettono nella creatività, nelle lezioni, nella verifica del lavoro compiuto e denotano una notevole capacità di saper lavorare in équipe: riunioni regolari, comunicazioni, lavoro interdisciplinare possibile in ogni momento, danno come risultato un accordo vero fra tutti.
Alla base di tutto un amore profondo per i bambini che si percepisce nei piccoli dettagli e nell’atmosfera generale. Tutto questo presuppone un’accurata scelta del personale.
Vita di gruppo e attenzione all’individuo, competenza e amore, struttura e creatività, sono ingredienti che non si escludono fra loro, anzi sono complementari ed essenziali per realizzare il progetto educativo. Le educatrici credono veramente nell’importanza dei rapporti tra i bambini e quindi li favoriscono e li sollecitano. Ed è proprio questa vita di relazione, che i bambini stabiliscono fra loro in forma molto intensa, differenziata, libera e personale, che unifica gli sforzi educativi e che fa da presupposto alla riuscita e al progresso di tutti.
Leggi anche: Qui integrazione non è una parola
Aggiornamenti sull’Istituto Medaglia Miracolosa
Nicole Marie Therese Tirard Schultes
Ha studiato Ergoterapia in Francia e negli Stati Uniti, co-fondando nel 1961 l'Association Nationale Francaise des Ergotherapeutes, (ANFE).
Trasferitasi a Roma, incontra Mariangela Bertolini e insieme avviano nel 1971, su invito di Marie-Hélène Mathieu, le attività di Fede e Luce e partecipano all'organizzazione del pellegrinaggio dell'Anno Santo del 1975. Dal 1983 al 2004 cura con Mariangela la rivista Ombre e Luci. Per anni ha organizzato il campo estivo per bambini e famiglie sul campus della scuola Mary Mount a Roma.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.12, 1985
Editoriale
Natale a Lubiana di Mariangela Bertolini
Dossier: Lo sguardo, un messaggio
«Bocca ride, occhi non buoni» di M.H. Mathieu
Il peso degli sguardi
- Chi viene ignorato
- Voi che avreste fatto?
- Sguardi cupi, tristi, freddi
- Primo sorriso
- Sanno subito se li amiamo
- Esitano e poi...
- Il peso degli sguardi
- Questa arma che ci portiamo addosso
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