Bisogna ad ogni costo evitare che, ai fratelli e sorelle del bambino con handicap, la rivelazione della malattia sia fatta in modo maldestro – per non dire, cattivo – da un altro bambino. I genitori devono dire il nome della malattia, spiegarla con parole semplici, insistendo sul fatto che è nota, che i medici fanno quanto possono per curare il colpito e che si può aiutarlo.
Se i bambini possono effettivamente aiutare molto un fratellino, semplicemente giocando con lui, cantando, parlandogli, bisogna stare attenti a non chiedere loro troppo. La sorveglianza di un bambino instabile è spesso troppo pesante per una sorella la cui autorità è ancora incerta, forse contestata…
Accompagnare per la strada un fratellino handicappato può essere un calvario se si teme di incontrare un compagno “che non sa”.
Bisogna evitare di dare sempre ragione a priori al fratello handicappato, di trasformare il pranzo in riunioni di genitori di figli handicappati.
Bisogna ogni tanto affidare a terzi il figlio con handicap per consacrare un giorno di vacanza o un periodo di vacanze agli altri figli, o perché no, al proprio coniuge.
In questo modo, la presenza di un figlio handicappato in una famiglia permette a tutti di imparare, giorno per giorno a rispettare chi è debole, ad aiutare chi è sminuito e ad amare chi soffre.
Intervento della dr.ssa Marie-Odile Réthoré al Congresso Internazionale della Lega delle Associazioni di aiuto agli handicappati mentali, 1984
Leggi anche: So quel che non bisogna fare
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.8, 1984
SOMMARIO
Editoriale
Ritrovarsi genitore di un bambino handicappato di Marie Hélène Mathieu
Articoli
Essere forti per lei di J. Michel e F. Bouchoud
Ed era la nostra consolazione di Roberto Mezzaroma
Natale del mio cuore di Camille Proffit
So quel che non bisogna fare Intervista a Marie-Odile Réthoré
E gli altri figli? Bisogna a ogni costo che... di Marie-Odile Réthoré
Prima che sia tardi di Sergio Sciascia