Natale in tutte le strade splendenti di luce! Natale in tutte le vetrine, perfino nel mio piccolo paese della Piccardia! Anche in quella del macellaio, del fornaio, della «Coop», sfavillano ghirlande e palle scintillanti.
Natale festa della luce, della gioia, festa della famiglia; è quello che vedo, quello che sento, quello che tocco. E io? io mi sento come una bambina povera, le mani vuote e il cuore freddo davanti a questa «vetrina di Natale» che è l’ambiente che mi circonda: luccicante e… inaccessibile.
Anche quando Gérard era qui…
Le dolci veglie in famiglia aspettando la messa di Mezzanotte, non so che siano.
Le partenze per la chiesa, genitori e figli sottobraccio, i piedi nella neve scricchiolante e azzurrognola, non so che siano.
I ritorni tutti insieme nel tepore della casa e il cioccolato fumante intorno alla tavola, non so che siano.
Noi non abbiamo mai conosciuto queste gioie così semplici, così naturali per molte famiglie.
E oggi, Gérard in paradiso, Thaddée in un centro per handicappati gravi dall’altra parte della Francia, Loïc fra le mie braccia: Natale è diventato per me il momento della solitudine insopportabile. Scende la notte, e io non vedo nulla. Chiamo, e mi risponde il silenzio. Tendo le mani e non tocco niente.
Allora se ciò che è Natale per tanti altri, non è niente per me, è ugualmente Natale anche per me? Forse vuoi che lasci cadere questa dolce convenzione del Natale? Può darsi allora che il Natale diventi più di quello. Ma che cosa? Che cosa, Signore?
Vieni per me?
L’essenziale, tornare all’essenziale: sfoglio i quattro Vangeli.
San Matteo: «Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emanuele».
Emanuele: significa Dio con noi.
Dio con noi?
San Marco: «Una voce grida nel deserto: preparate le strade del Signore».
Tu vieni? Vieni per me?
San Luca: «… grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace…».
Una tua visita per portarmi luce e pace?
San Giovanni: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi».
Abitare in mezzo a noi?
Eccomi, qua, fra le braccia Loïc. In mezzo a noi? Dove sei, Signore? Io non ti vedo! E non ti sento! E non ti tocco!
«Se qualcuno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e andremo a lui insieme e faremo presso di lui la nostra dimora.»
Loïc accetta la vita completamente, con tutto il cuore: basta guardarlo in contemplazione davanti a un riflesso di luce, giocare nell’acqua, assaporare un dolce, ridere fragorosamente, arrabbiarsi e picchiarsi se non ottiene ciò che desidera; Loïc ama la vita, sicuramente, e tu hai detto: «Io sono la Vita.»
E anch’io ti amo, anche se spesso ricalcitro come un mulo davanti alle tue esigenze e alle tue chiamate che trovo eccessive. Da chi andrò? Tu solo hai parole di Vita? Loïc, questo piccolo bambino così poco attraente, questo frammento di fragile carne, in lui la tua dimora?
E io, sempre pronta alla rivolta, vuota da piangere di solitudine? In me la tua dimora?
«È bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò». È vero, non ti vedo e non ti sento, né ti tocco, ma il tuo Spirito, Signore, il tuo Spirito è qui. L’hai detto tu: tu sei qui, il tuo Spirito dimora in noi.
Come cantavo da bambina: «Ecco l’Ema-a-nuele»… Emanuele: Dio con noi. Credo, Signore, vieni ad aiutare la mia poca Fede.
di Camille Proffit, 1984
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.8, 1984
SOMMARIO
Editoriale
Ritrovarsi genitore di un bambino handicappato di Marie Hélène Mathieu
Articoli
Essere forti per lei di J. Michel e F. Bouchoud
Ed era la nostra consolazione di Roberto Mezzaroma
Natale del mio cuore di Camille Proffit
So quel che non bisogna fare Intervista a Marie-Odile Réthoré
E gli altri figli? Bisogna a ogni costo che... di Marie-Odile Réthoré
Prima che sia tardi di Sergio Sciascia