Tanti anni fa (ne avevo 18 o 19), iniziai con Mario ad andare a Stella Mattutina (un istituto psico-medico pedagogico) di Cuneo, una domenica il mese per far giocare i bambini e aprire un rapporto di amicizia con loro. Mi sentivo molto brava e presa dall’entusiasmo della «buona azione» verso quei poveri bambini malati: avevo il morale alle stelle.
La direttrice dell’istituto decise di affidarci un gruppo di 28 bambini (i Passeri e gli Scoiattoli) che abitavano la casetta chiamata: «Il bosco». L’istituto si compone di sei casette uguali, ognuna delle quali ospita due gruppi di bambini e le rispettive educatrici. Così diventammo «Gli amici del bosco». Quando ci vedevano arrivare alla domenica era una gran festa, per loro e per noi.
Presto quelle visite divennero quindicinali.
A quell’epoca ero appassionata di montagna e trascorrevo tra le «alte vette» tutte le domeniche sia in estate sia d’inverno; durante la settimana lavoravo dieci ore al giorno e andavo a scuola serale. Per il nuovo impegno dovevo rinunciare a metà delle mie gite, mi costava molto (non sapevo che era solo un inizio) ma ero fiera di me stessa; presi dunque la decisione: metà delle mie domeniche le avrei passate con i bambini! Ma il Signore volle metterci lo zampino…
Tutte le domeniche che trascorrevamo a Stella Mattutina brillava un sole splendido, mentre pioveva a rovesci ogni volta che andavo in montagna! Ero tentata di rinunciare ai bambini quando vedevo quelle belle giornate di sole, ma pensavo con quanta ansia ci aspettavano… e con le lacrime agli occhi arrivavo all’istituto.
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A poco a poco imparai a trovare nei loro occhi l’azzurro cielo delle montagne che avevo lasciate, nel loro sorriso la pace dei pendii assolati, nel loro silenzio il silenzio maestoso delle vallate che sempre mi portava a Dio. Iniziai ad amarli e a sentirmi sciocca.
La domenica «libera» era un continuo pensare a loro, organizzare teatrini per farli divertire, cucire pupazzi per farli ridere, aggiustare e ridipingere giocattoli vecchi per vedere i loro occhietti brillare la notte di Natale…
Quando Mario e io ci sposammo erano presenti tutti e 28 con gran stupore dei nostri parenti; e solo Dio sa dove quella povera Sr. Renata era riuscita a racimolare quelle camicie bianche, quei pantaloni e quelle giacchette: erano tutti impeccabili! Credo che quel giorno i loro Angeli Custodi abbiano avuto un gran da fare a tenerli così silenziosi e fermi!
Tra i 28 ce n’era uno che non andava mai a casa perché non aveva nessuno. Tutti o quasi, avevano situazioni familiari un po’ particolari, ma lui non aveva nessuno… Con le sue grandi orecchie a sventola mi ricordava Cucciolo, il nanetto di Biancaneve. Come avremmo potuto lasciarlo a girare tutto solo nei grandi cortili deserti dell’istituto durante le vacanze di Natale, di Pasqua, o in simili occasioni? Proprio non si poteva e Cucciolo veniva con noi.
Quando cominciai ad aspettare un bimbo fu una gran festa per tutti, e le domeniche ero sempre bersagliata di domande sul nuovo esserino che mi portavo in cuore. Ventotto angioletti pregavano ogni giorno per lui e tutto procedeva bene.
Le nostre visite si erano intensificate: praticamente passavamo a Stella Mattutina ogni momento libero.
Una domenica ero con i miei bambini all’istituto; il martedì seguente nacque Claudia. Al policlinico vennero tutti e 28 a trovarci… e la domenica dopo eravamo di nuovo a Stella Mattutina con Claudia in una cestella: aveva appena dieci giorni !
Non interrompemmo mai l’attività. Claudia cresceva in mezzo a loro e imparava ad amarli, ogni suo progresso era una festa, per tutti… il primo sorriso, i primi passi… ve la immaginate una bimba di 12 mesi che avanza traballando in un cortile dove 28 bambini scatenati giocano a modo loro due o tre partite contemporaneamente con due o tre palloni? In quei giorni pensavo: «La travolgono! La uccidono!» e tremavo e pregavo, ma pur essendo stata sfiorata mille volte non fu mai colpita da un pallone o travolta da un bambino in corsa!
Concepii Andrea, una nuova gioia per tutti. Claudia cresceva, Cucciolo era sempre più frequente a casa nostra. Fu a questo punto che sentimmo parlare di Fede e Luce. Prendemmo i contatti con Roma e una sera, nel bel mezzo dei primi incontri Fede e Luce a Cuneo, nacque Andrea.
Intanto i nostri Passerotti crescevano e, raggiunta l’età dei 14 anni, lasciavano l’istituto. Per formare il gruppo Fede e Luce fummo spinti a conoscere altre famiglie, altri ragazzi, ma con i 28 i rapporti rimangono ancora vivi. I più lontani ci scrivono: «Faccio il panettiere!» «Aiuto un elettricista!» «Sono grande, lavoro!» Sono lettere che mi fanno piangere di gioia; ora sono uomini, ma me li vedo sempre davanti quando ci correvano incontro cinguettando…
Con i più vicini i rapporti continuano in modo più serrato, fanno parte del gruppo Fede e Luce e partecipano a tutte le attività.
Anche Cucciolo è cresciuto, è quasi due metri, e il Signore ci ha fatto l’immenso dono di affidarlo a noi. Claudia e Andrea ne sono felici; lo hanno sempre considerato un fratello maggiore e lui è fiero di essere considerato «grande».
Ecco in poche righe tanti anni, tante gioie…
di Betty Collino, 1984
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.7, 1984
SOMMARIO
Editoriale
Una verità difficile a dirsi di Mariangela Bertolini
Scuola
Un uovo, due uova di M. Grazia Granbassi
Classe "azzurro" di Madeleine Toussaint
Articoli
Quel lupo dentro noi di Jean Vanier
Il volontariato di Nicole Schulthes
Il nostro cucciolo di due metri di Betti Collino
Casa Jada di Sergio Sciascia
Rubriche
Dialogo aperto n. 7
Vita Fede e Luce n. 7 - Il convegno internazionale
Libri
Li fece uomo e donna, Jean Vanier