La paralisi cerebrale infantile riguarda bambini, adolescenti o adulti colpiti da difficoltà o da impossibilità a eseguire movimenti volontari e/o mantenere le posizioni. Tali limitazioni risultano da una lesione cerebrale prodotta prima, durante, o poco dopo la nascita.

Le pagine che vi proponiamo sulla paralisi cerebrale infantile non hanno la pretesa di esaurire il vasto problema (medico, sociale, educativo) posto da tale grave handicap. Vogliono piuttosto aiutarci a schiudere la porta che ci separa dalle persone così spesso ingiustamente isolate da noi, perché tentiamo di penetrare con coraggio e senza sentimentalismi inutili nella loro vista.

Acquisita una volta per tutte, questa lesione influisce sullo sviluppo le cui turbe, pur essendo persistenti, possono peggiorare o migliorare a seconda dell’età, della terapia, delle condizioni di vita, ecc.
Queste turbe possono andare dai casi più leggeri, che solo il medico riconosce, alle infermità più gravi che confinano il bambino, l’adolescente o l’adulto sulla sedia a rotelle o a letto.
Spesso congenita – cioè esistente fin dalla nascita – questa infermità non è mai ereditaria.
Le difficoltà motorie, che costituiscono l’essenziale della malattia, portano ad alterare la postura, la deambulazione, i gesti della vita comune e perfino la parola.
Tale difficoltà sono dovute in proporzioni variabili:
1) a paralisi con irrigidimenti (spasticità) che rischiano di provocare atrofie muscolari e deformazioni degli arti del tronco;
2) a turbe della coordinazione (difetto di armonia dei movimenti) accompagnate talvolta da movimenti involontari (atetosi);
3) infine da turbe dell’equilibrio (atassia).

  • A seconda della localizzazione delle lesioni motorie, si distinguono:
    la diplegia di Little (sono colpiti gli arti inferiori)
  • l’emiplegia (sono colpiti l’arto superiore e l’inferiore della stesso lato)
  • la tetraplegia (sono colpiti i quattro arti e il tronco).

Secondo la natura dei disturbi si possono distinguere: gli spastici che hanno difficoltà a muoversi e sono soggetti a deformazioni ortopediche, gli atetosici che hanno grande difficoltà di equilibrio e sono affetti da gesticolamento disordinato e da parola difficoltosa, mentre gli atassici hanno una deambulazione incerta che provoca cadute frequenti di solito senza conseguenze gravi.
In realtà, ogni persona celebrolesa è un caso particolare in cui si mescolano, in modo variabile, gli elementi restrittivi sopra indicati, ma ai quali si aggiungono turbe associate la cui importanza è a volte essenziale per la cura e per l’avvenire: si tratta spesso di insufficienza mentale o di epilessia.
Si possono osservare anche turbe sensoriali, visive o uditive (quest’ultima nell’atetosi), difficoltà affettive o caratteriali.

La valutazione dell’intelligenza pone a volte problemi tecnici difficili, soprattutto quando il linguaggio è inintelligibile e la gestualità mal controllata. Ma tale valutazione è quasi sempre possibile e da essa dipende la rieducazione e la scolarizzazione.

In effetti, i cerebrolesi di livello relativamente buono, e con quoziente intellettivo superiore a 65, sono al massimo un terzo di quelli colpiti da paralisi cerebrale infantile: per loro la fisioterapia offre i risultati più incoraggianti e la scolarizzazione si rivela possibile malgrado i numerosi ostacoli incontrati a livello dell’apprendimento della lettura e soprattutto della scrittura, ostacoli che tecniche e macchine adatte permettono di ridurre.

La rieducazione motoria fa appello ai metodi globali con lo scopo della riorganizzazione neuromotoria. Ma deve anche prevenire il deterioramento del corpo e il peggioramento delle sue deformazioni ortopediche con manovre analitiche. In ogni modo ci si sforza di sviluppare il più possibile l’autonomia funzionale anche se questa deve essere ottenuta con procedimenti a volte molto diversi, rispetto a quelli usati nella crescita normale.
Questo adattamento della persona handicappata al suo handicap utilizza anche il contributo di ortofonisti e di ergoterapisti e si appoggia – se necessario – ad apparecchi ortopedici e ad interventi chirurgici le cui indicazioni sono difficili da porsi e devono restare molto misurate.

A causa del deficit motorio, in particolare modo quello riguardante le mani – per cui sono limitati non solo gli spostamenti ma soprattutto le attività professionali – molti genitori orientano i propri bambini o adolescenti verso un’attività “intellettuale” che raramente possono raggiungere, con una conseguente integrazione soddisfacente. Bisognerà dunque, spesso, frenare la tendenza ad una scolarizzazione a livello superiore che può nuocere allo sviluppo della personalità di questi giovani handicappati e sforzarsi – malgrado la difficoltà motoria e utilizzando se necessario aiuti tecnici o adattamenti sul posto di lavoro – di trovare per loro attività suscettibili di interessarli e, se possibile, di permettere loro di realizzare e conoscere le gioie dell’attività creativa.

– di Roger Salbreux
(tratto da Ombres et Lumière, n. 47)

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.2, 1983

Ombre e Luci n.2 - Copertina

SOMMARIO

Editoriale

Speranza a dura prova di Mariangela Bertolini

Dossier: Conoscere l'handicap

Lorenza di Marie Claude Fabre
La paralisi cerebrale infantile di Roger Salbreux
Intelligenze prigioniere di Nicole Schulthes
Fermatevi per ascoltarci di Patrick
Terapia con il cavallo di Sara Mc Allister
Per esempio a Vicenza di Sergio Sciascia

Rubriche

Dialogo Aperto n.2
Vita Fede e Luce n.6

Libri

L'educazione religiosa degli handicappati nelle opere di Henri Bissonier, Maria di Gialleonardo
L'assistenza educativa al bambino con paralisi cerebrale nella prima infanzia, Adelaide Grisoni Colli
Non temere, Jean Vanier

La paralisi cerebrale infantile ultima modifica: 1983-06-29T19:53:41+00:00 da Roger Salbreux

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