Programma della giornata
Mattino
I pellegrini celebreranno l’Eucaristia raggruppati per paese (le ore e i luoghi saranno indicati dai responsabili di comunità).
Pomeriggio
14:00 Festa – Sulla Esplanade
Un grande momento di celebrazione e di gioia, seguito dalla processione e dalla adorazione del Santissimo Sacramento alle 16:30.
Dopo Cena
20:30 Processione fiaccolata – con canti e rosario
21:45 Veglia dei giovani alla basilica San Pio X
“È vero,
il Signore è veramente risorto,
Egli è apparso a Simone”
San Luca
Oggi è Pasqua!
La mattina di questo magnifico giorno l’abbiamo passata alla Basilica superiore dove è stata finalmente celebrata una Messa in italiano e solo per noi italiani…..
(dal Diario di Paolo BRAGA, un amico di Milano)
Una presenza delicata
Monsignor Ragonesi, uno dei quattro vescovi di Roma, ha concelebrato la Messa per gli italiani nella Basilica Superiore la domenica di Pasqua, insieme ad altri otto sacerdoti provenienti da varie parti d’Italia. È stata una Messa indimenticabile. La Chiesa era piena. Tutte le carrozzelle erano attorno all’altare; ogni ragazzo in difficoltà con il suo amico accanto ad aiutarlo a prendere la Comunione, chi con l’ostia e chi, per via di problemi particolari, con il vino.
Qua e là la gente chiedeva: “Chi è questo vescovo?” Di fatto, la sua presenza è stata una sorpresa per molti. Una presenza che ci fa dire di cuore: “Grazie”. Una presenza che ha, dietro le quinte, la sua storia.
Quando è stato suggerito di invitare Monsignor Ragonesi a partecipare con noi al pellegrinaggio a Lourdes, ho risposto: “È difficile che venga. Figurati quanto sarà impegnato un vescovo, specialmente nel periodo pasquale”.
In un primo momento sembrava proprio che così sarebbe andata. Dovevamo partire da Roma in treno speciale la mattina del 17 aprile e quando abbiamo informato il vescovo, ci ha risposto: “Che peccato! Proprio giovedì, quando voi sarete già a Lourdes, ho una celebrazione con il Papa e gli altri vescovi di Roma. Non posso proprio mancare. Mi sarebbe piaciuto molto venire con voi”.
E sembrava che la cosa dovesse finire così. Invece no. Monsignor Ragonesi voleva proprio venire a Lourdes e stare con noi, e dopo varie telefonate è stata trovata la soluzione. Sua Eccellenza è partito giovedì pomeriggio con l’aereo ed è arrivato a Lourdes nel nostro albergo, giovedì sera.
Abbiamo passato quattro bellissimi giorni insieme. Mi trovavo allo stesso tavolo del vescovo e mentre mangiavamo insieme agli altri amici, abbiamo potuto parlare di Fede e Luce e delle varie difficili situazioni nelle quali ci troviamo noi genitori di bambini handicappati. Monsignor Ragonesi è un uomo molto delicato ed ascoltandoci ha dimostrato molta sensibilità per i nostri problemi.
La mattina del Venerdì Santo, il Vescovo ha guidato il nostro gruppo alla Via Crucis. Ad ogni stazione della croce, Monsignore si fermava, facevamo una preghiera, una riflessione o semplicemente un momento di silenzio. Ogni tanto il vescovo dava una breve spiegazione o faceva un’osservazione che ci ha fatto capire quanta sofferenza ed umiliazioni Gesù ha dovuto sopportare e con quanta pazienza, quel famoso giorno di tanti anni fa.
Il vescovo è tornato a Roma con noi in treno e, durante il lungo viaggio, passando da una carrozza all’altra, è riuscito a parlare con ognuno di noi. Eravamo 650 persone sul treno speciale.
Arrivati alla stazione di Roma, molti ragazzi hanno baciato Monsignor Ragonesi con quella semplicità e con quel calore di cui soltanto loro sono capaci, facendo quel gesto di amore che i loro genitori, per pudore, non hanno fatto e che avrebbero voluto fare.
Speriamo tutti di rivedere al più presto il nostro nuovo amico.
Olga GAMMARELLI
E finalmente festa
E finalmente la domenica di Pasqua, che tutti avevano atteso e alla quale tutti avevano cercato di prepararci insieme.
Lo stupore sempre nuovo coi quale rivivevamo una così incredibile manifestazione di fedeltà e di amore che è l’evento pasquale si è tradotto in una esplosione di gioia che si è espressa prima nell’Eucaristia vissuta da ciascuno singolarmente e poi nel momento comune della Festa.
Nel pomeriggio ci siamo raccolti tutti sulla spianata basilica. Eravamo veramente tantissimi e altri gruppi arrivavano in continuazione; i problemi legati all’essere così numerosi sembravano, tuttavia, superati dalla gioia di essere insieme.
Durante la festa molti Paesi hanno rappresentato, sui palchi allestiti appositamente, gli spettacoli precedentemente preparati, tra i quali quello del gruppo di Milano che ha mimato la Genesi.
Sulla Esplanade abbiamo cantato, applaudito, riso, ascoltato, giocato, ballato insieme; ma la cosa più importante è che ci siamo incontrati perché volevamo incontrarci, lo si leggeva sul viso di tutti; perché sentivamo, ciascuno dentro di sé, in modo forse diverso, che non potevamo farne a meno, che solo vivevamo insieme quella gioia che era di tutti “fare” veramente Pasqua.
Camminando sui prati si vedevano persone e gruppi andare gli uni verso gli altri, sorridendosi, abbracciarsi, stringersi le mani e intrattenersi in lunghe chiacchierate che il più delle volte si tramutavano in un miscuglio di parole e gesti.
Si creavano situazioni veramente comiche, ma si finiva per riderne insieme e con lo scambiarsi distintivi e altri doni come segno di amicizia. Forse era un modo per esprimere la voglia di essere con gli altri e, nello stesso tempo, il desiderio che loro fossero con noi.
A volte era veramente difficile intendersi con le parole: le lingue erano tante e non sempre se ne trovava una comune. Tutto questo comunque, non fermava davvero nessuno; come giustamente mi diceva la mamma di Brian, un ragazzino irlandese che non parla, c’è un linguaggio gestuale fatto di sorriso, tenerezza, attenzione, che ci permette di comunicare con chiunque e, quello che più importa e sembra incredibile, che ci consente di dire le cose che più contano.
Più passava il tempo più diventava difficile rintracciare le persone della propria nazione, poiché non era più possibile riconoscerle dal foulard o dal distintivo: ciascuno sembrava essere uno strano miscuglio di nazionalità.
Si sentiva che la festa non è un momento esclusivo di alcuni gruppi, un modo di esprimere lo stare insieme peculiare di questa o quella nazione, ma ha in sé qualcosa di più forte, tanto da essere di tutti, sentita e vissuta da ogni nazione con lo stesso spirito, con la stessa semplicità e la stessa serena allegria.
Sono salita verso l’alto della scalinata sottostante la basilica. Si vedevano tutti i prati, o per meglio dire, non si vedevano affatto i prati; avevo gli occhi pieni di colore: degli stendardi, dei foulards, delle fasce…
Era strano, ma anche da lassù si sentiva la gioia che veniva vissuta là sotto, forse era per il colore che così bene riesce ad esprimere lo spirito della festa.
Antonia TAGLIABUE (Milano)
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.30, 1981