Struttura scolastica del tutto inadeguata, bambino forse non pronto per la scuola, maestra che “nonostante la buona volontà continua ad avere paura e non riesce a vincerla”.
In certi casi varrebbe la pena di preparare il bambino ad inserirsi, migliorando prima le sue capacità. Questa ad esempio è la proposta della Casa Maria Bambina, istituto medico-psico-pedagogico di Roma.
Casa Maria Bambina
Qui la terapia e l’educazione si concentrano sulle attività di base prese come presupposti per la vita scolastica.
Queste attività sono:
- ambulazione e motilità (camminare, usare le mani)
- attività prescolastiche, tipo schema corporeo, colori ecc…
- linguaggio, parlare e farsi capire in una qualunque maniera
- attività di autosufficienza, mangiare da solo, andare al bagno, ecc.
Il piano di lavoro viene condotto con grande precisione, dopo un test molto completo da parte del medico e un periodo di osservazione di circa un mese da parte di una terapista.
Questo periodo ha come scopo principale di stabilire un rapporto tra bambino e terapista e di scoprire gli interessi e le possibilità del bambino. Le lezioni sono per la maggior parte individuali.
Le attività devono non soltanto partire dall’interesse del bambino ma devono sollecitarlo in maniera percettibile per lui. Ovvio che dovrà anche essere incoraggiato e premiato per gli sforzi e i successi.
Esempio: Angela, profondamente handicappata (microcefalia) impara a camminare verso una televisione a colori che sarà accesa quando Angela arriva vicino (il televisore trasmette un programma in video-cassetta di danza che a lei piace molto).
L’attrezzatura ginnica e soprattutto audiovisiva permettono un lavoro ben preciso anche con bambini gravi; per altri bambini meno gravi, un periodo abbastanza breve (3 mesi – 6 mesi) li prepara ad un inserimento molto più valido nell’ambiente scolastico.
Non basta stare in mezzo agli altri per essere inseriti. Certo, occorre partecipare, occorre poter partecipare. Per questo abbiamo ritenuto valido il sistema della “Scuola Chicca”.
Ce ne parlano Cecilia e Giuliana, due insegnanti.
Scuola Chicca
Insegniamo alla “Scuola Chicca”, una piccola dependance dell’Istituto Assunzione, da circa due anni.
La nostra piccola scuola è sorta per rispondere alle richieste di alcuni genitori che non riuscivano a trovare nella scuola pubblica una giusta e produttiva collocazione per i loro ragazzi.
Noi siamo due insegnanti (e benché il numero possa sembrare eccessivo, dovendo seguire solo tre ragazzi, vi assicuriamo che non è così; anche se in effetti potremo seguirne fino a un numero di circa sette ragazzi con handicap medio lievi) una si è diplomata con maturità magistrale e si sta laureando in psicologia con una tesi sui bambini autistici, una si è diplomata alla scuola magistrale ortrofrenica di Roma.
La nostra scuola funziona come una scuola speciale, ossia vengono usati dal punto di vista didattico metodi speciali, ma non per questo i nostri ragazzi sono “ghettizzati”.
Essi infatti, non vivono la sola realtà della nostra scuola, ma vengono inseriti in cosiddette classi “normali” per alcune ore al giorno in cui anche loro sono veramente partecipi e produttivi.
I ragazzi più grandi per esempio, partecipano ad una terza media e vengono inseriti in ore come musica, disegno, ed. tecnica e persino in alcune ore di lettere; sarebbe logicamente inutile inserirli durante ore come matematica o scienze, essendo naturalmente impossibilitati a seguire gli attuali programmi ministeriali.
In una soluzione come la nostra i ragazzi sono perfettamente seguiti, con metodi studiati fin nei minimi particolari, discussi, provati, cambiati con pazienza infinita e soprattutto con grande amore.
Cerchiamo di creare un rapporto affettivo con i ragazzi e forse è questo che infonde loro coraggio. Il stimola li aiuta più di ogni altra cosa; e soprattutto rendendo il massimo si apprestano ad essere un po’ più indipendenti.
Con noi studiano in tutte le materie che si studiano in tutte le scuole, naturalmente “rivedute e corrette” per renderle il più comprensibili possibile, e i due più grandi probabilmente affronteranno quest’anno l’esame di 3° media con un programma quasi completo, cosa che non si sarebbe mai sicuramente ottenuto in una classe normale.
Per quanto riguarda i contatti umani essi hanno la loro classe ed essendo tre in ore in cui anche loro lavorano sono soddisfatti e coscienti dei loro limiti sono felici di cooperare con gli altri e non conoscono, o per lo meno non risentono molto della terribile solitudine che dà l’emarginazione di un inserimento forzato e costretto.
Cecilia Volpi, Giuliana Tafani
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.28, 1981