È sufficiente che ci sia incontro perché ci sia Comunità?

È possibile creare un tessuto comunitario restando ognuno nel proprio ambiente? È la sfida che fa Fede e Luce.

Se abitare insieme è una delle condizioni richieste per formare una «comunità di vita», allora Fede e Luce non è una «comunità di vita».

Nonostante ciò, per coloro che ne hanno fatto l’esperienza, è evidente che noi a Fede e Luce viviamo qualcosa insieme, forse più che con coloro con cui dividiamo la casa.

Allora di che comunità si tratta?


L’incontro della comunità

Prima di abbordare in modo più dettagliato i diversi mezzi d’azione di Fede e Luce, sembra utile ridire che l’incontro della Comunità ne è la base essenziale. Le altre realizzazioni saranno costruite sulla pietra solo se nasceranno dai legami profondi che si stabiliscono lungo mesi e anni.

Quattro ci sembrano i punti importanti da ricordare:

Chi?

Naturalmente, sono invitati i tre gruppi di persone (i tre terzi si dice comunemente) che costituiscono una comunità: le persone handicappate, i loro famigliari, gli amici.

Quando?

La comunità si incontra a ritmo regolare, ogni settimana per alcuni, ogni mese per molti, ogni 6 settimane quando i membri sono molto lontani fra loro. L’incontro ha luogo la sera, o il pomeriggio del sabato, o la domenica, o per tutta la giornata; ogni tanto per un fine settimana.

Dove?

È bene avere un luogo fisso, dove ci si trova bene che si conosce bene, ma si può andare di quartiere in quartiere, di parrocchia in parrocchia, e quando, non è possibile, ci si può riunire in casa di qualcuno (quando è abbastanza grande).

Perché?

Tre momenti sono o dovrebbero occupare l’incontro: un tempo di silenzio e di preghiera; un tempo di riflessione, un tempo di distensione, di festa.


In comunita’

3 Componenti e 3 momenti incontro serale:

Alle ore 19: preparazione della Messa, e celebrazione dell’Eucarestia.
Alle 20: si prende un panino e una bibita, un canto
Alle 20,45: gli adulti, genitori e amici, si riuniscono per riflettere insieme su un tema scelto: « i nostri figli e il danaro » o altro…
Intanto i ragazzi, handicappati e non, si uniscono sullo stesso tema o altro.
Alle 21: Messa in comune dei « carrefours ».
Alle 22: Ognuno saluta, e dopo un canto, si parte.


Nella giornata

A partire dalle 11 — Accoglienza — Sistemazione del pranzo (ognuno ha portato qualcosa da mettere in comune). Si decora la sala, si preparano le tavole, ci si saluta, si fa conoscenza dei nuovi…

Alle 11,30: gioco tutti insieme.
Alle 13: pranzo pic-nic, un caffè, un canto
Alle 14: qualcuno parla della « gioia ».
Alle 14,30: A gruppetti, si riflette su quanto esposto.
Alle 15,30: La gioia si fa concreta: danze, giochi, canti, scenette…
Alle 16: Merenda
Alle 16,30: Preparazione della Messa.
Alle 17: Eucarestia


Due esempi

Anche l’équipe di animazione si riunisce regolarmente: normalmente dopo ogni incontro e in preparazione del successivo per criticare ciò che si è fatto, per preparare il prossimo incontro e dividersi le responsabilità e i compiti.

Ecco due esempi pratici di programma (presi fra molti altri):


In comunita’

Dare vita, movimento, calore

Il timore più grosso, nello stendere queste righe, è quello di ripetere cose già dette, di riprendere concetti già svolti. Ma « repetita iuvant », si usa dire, e inoltre potrebbe servire per qualcuno che si avvicina solo adesso a « FEDE E LUCE », e ancora non è riuscito ad approfondire queste cose.

È importante l’animazione nei nostri gruppi? La risposta è sì, e vediamo di chiarirne i motivi. Se cerchiamo su un qualsiasi dizionario la definizione del verbo « animare », leggiamo: « Dare vita, movimento, calore ». Bene: le nostre Comunità hanno un continuo bisogno di vita e di calore. E per diverse ragioni.

Ragazzi, famiglie e amici che vengono alle nostre feste, arrivano con un loro fardello di amarezze quotidiane. Chi l’ha più piccolo, chi più pesante, ma ciascuno deve poter trovare un ambiente, a misura d’uomo, che lo aiuti a sciogliere quella scorza gelata che lo avvolge. A misura d’uomo, perché ciò che può piacere ad uno di essi può non riuscire gradito ad un altro; perché quanto fa « esplodere » la gioia di un ragazzo può disturbare un adulto.

Ecco allora il primo compito dell’équipe di animazione: cercare la misura, il taglio da dare ai vari momenti della festa o dell’incontro, di qualunque tipo esso sia, gioioso o spirituale.

Il desiderio di portare tutti i componenti della Comunità a incontrarsi e ad esprimersi con la massima libertà e naturalezza, deve evitare forzature di toni e di modi che potrebbero condurre al risultato opposto.

Col tempo, anche la persona più chiusa e più schiva, può lanciarsi in un movimentato e gioioso « serpentone »; ma tutto deve avvenire per gradi, pensando quale retaggio di isolamento, o addirittura di rifiuto, può ancora esistere nell’animo di tanti nostri amici che per la prima o per le prime volte vengono alle riunioni di « FEDE E LUCE ».

E allora, oltre a dosare la festa nelle sue varie sfaccettature, l’équipe di animazione dovrebbe riuscire ad utilizzare le doti di ciascun componente del gruppo.

E così anche il dialogo paziente e affettuoso, o l’ascolto silenzioso dei più piccoli, diventa animazione vera e di immenso valore.

Se sottovalutiamo l’apporto di un’adeguata animazione, le nostre riunioni possono avere dei vuoti d’aria paurosi. Da qui l’importanza che il compito non cada su una o due persone soltanto, ma su una équipe affiatata e responsabile, nella quale ognuno sa che, se intonare un canto o fare il « pazzarHello » non è esibizionismo, ma servizio, è anche servizio far forza su noi stessi per non tirarsi indietro, per vincere i nostri complessi e la nostra ignavia.

E allora, vogliamo provare a rimboccarci le maniche?

Tony Casazza
(Milano)


… poi capimmo

Dopo una conferenza di Jean Vanier e la lettura di qualche suo libro, noi, un gruppetto di amici abbiamo sentito la chiamata della persona handicappata e abbiamo deciso di riunirci sotto il nome di Fede e Luce.

Cosa volevamo fare all’inizio? Credo che nessuno di noi lo sapesse con chiarezza.

Nelle nostre prime riunioni, cercavamo di capire cosa fosse Fede e Luce, il progetto che ci proponeva, il modo di viverlo… e a partire di qui, così potevamo fare noi, una quindicina di ragazzi, nella nostra città?

Presto, abbiamo capito che le nostre ‘elucubrazioni intellettuali’ ci facevano girare in fondo. Sempre le stesse domande e nessuno aveva abbastanza esperienza per risponderci.

A questo punto, abbiamo capito che ci dovevamo riunire con delle persone handicappate. Dal momento che volevamo formare un gruppo, perché cercare senza di loro? Era con loro che dovevamo fare dei progetti…

I mesi che seguirono sono stati pieni di preoccupazioni, di momenti di scoraggiamento, ma anche di gioie, un po’ sbandati e « pazzi » com’eravamo!

Cercare, incontrare persone, suonare alla porta di qualche famiglia… preparare la prima giornata… cosa avremmo fatto? Cosa dovevamo proporre di fare? che reazione avrebbero avuto i genitori, i centri?

Non sapevamo quasi nulla sulla persona handicappata. Oh, come ci sarebbe stata preziosa l’esperienza di qualche genitore di bambini handicappati! Sono entrati nel nostro progetto questi genitori, ma poco per volta, famiglia dopo famiglia: anche con loro bisognava lasciare agire il tempo.

Quanto agli handicappati, loro hanno subito capito! Abbiamo scoperto che noi, che arrivavamo pieni di buone intenzioni per proporre loro qualcosa… eravamo così stupidi e poveri di fronte alla loro accoglienza, alla loro spontaneità, semplicità, gioia!

A loro, noi ora portiamo il nostro silenzio, la nostra amicizia, la possibilità per loro di integrarsi in un gruppo di giovani della loro età.

Ma abbiamo bisogno anche della loro saggezza e dell’esperienza dei genitori. Per questo ora cerchiamo di far entrare anche loro nel nostro gruppo… per formare insieme, tutti, una comunità Fede e Luce.

Un gruppo di giovani Angoulême (Francia)

Cosa è e come funziona una comunità Fede e Luce ultima modifica: 1981-12-20T12:50:34+00:00 da Redazione

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