Le Comunità Fede e Luce sparse ormai qua e là nel mondo, sono quasi trecento e sono sorte per iniziativa di due o tre persone animate da buona volontà, un po’ di coraggio, un po’ di perseveranza… Ecco qualche esempio raccolto fra molti altri.

Eravamo felici di aiutare

Eravamo un piccolo gruppo di giovani, sei handicappati, cinque amici. All’inizio, abbiamo utilizzato la sala parrocchiale. Il parroco voleva aiutarci nel caso avessimo avuto bisogno di lui, ma si chiedeva con perplessità, cosa avremmo potuto combinare con «loro». Così, all’inizio, eravamo solo una presenza silenziosa. Dopo nove o dieci mesi, abbiamo cominciato ad assistere alla Messa insieme agli altri. Un giorno mancava l’équipe d’animazione abituale e ci siamo offerti per prendere il loro posto: abbiamo fatto cantare, fatto le letture, la processione all’offertorio… Gli handicappati e noi con loro, eravamo felici di aiutare la parrocchia, felici di partecipare attivamente, di vedere il sacerdote accettare il nostro aiuto. I parrocchiani hanno scoperto che gli handicappati esistono, sanno pregare e fare molte altre cose.

Da allora abbiamo preso contatto con altre famiglie, altri amici… È indispensabile aprire le comunità parrocchiali allo spirito Fede e Luce.
Un gruppo di giovani di Rio de Janeiro (Brasile)

Ci sono voluti due anni

Dopo aver partecipato, dietro invito di una sorella, al pellegrinaggio di Fede e Luce a Roma nel ’75, ed essermi scontrata con una realtà fino allora quasi sconosciuta, ho incominciato a cercare qualcuno qui a Milano che sentisse, come sentivo io, il desiderio di «fare qualche cosa», di rispondere al bisogno di giustizia, che sentiamo dentro di noi. Ci sono voluti due anni, poi, finalmente, mi sono incontrata, tramite mio marito, con Toni C. che, conoscendo Nico da tempo, era molto sensibile al problema. Abbiamo chiesto un colloquio al nostro parroco per chiedergli il suo appoggio e quindi, con un avviso in Chiesa, abbiamo raccolto quattro persone che si sono dichiarate disponibili ad impegnarsi con serietà in questo progetto Fede e Luce. Attraverso la parrocchia e l’ANFFAS abbiamo raggiunto nelle loro case, i bambini e i ragazzi handicappati della zona e a loro e alle loro famiglie abbiamo mandato l’invito per il primo incontro, tipo «festa», chiedendo aiuti ai nostri figli e alle nostre figlie e a Don Bruno perché ci mettesse in contatto con qualche ragazzo o ragazza dell’oratorio. Saremo stati una quindicina, tutti un po’ imbarazzati, i pochi genitori molto scettici, ma il sorriso di Nico, e dell’Antonella sono stati il nostro incoraggiamento. Ci siamo sempre tenuti in contatto con i responsabili di Fede e Luce e ne abbiamo sempre seguito i consigli. Quasi un anno dopo, il pellegrinaggio Fede e Luce ad Assisi ha ricompensato grandemente le nostre timide partenze.

Anna Maria de Rino (Milano)

Porta chiusa…porta aperta

Una giorno, in occasione di una festa di cuginetti, la mia bambina non fu invitata — com’era successo altre volte — per rispetto, per delicatezza. Quel pomeriggio piansi come una disperata; mi sono sentita rare volte nella vita una reietta e «diversa» dagli altri come in quel giorno: e con me coinvolgevo tutta la mia famiglia: handicappata lei, handicappati noi. Dopo quel lungo pianto, mi sono sentita svuotata di tutto, persa, sola. Ma alla sera, presi una decisione: mancava poco al compleanno di Francesca. Avremmo fatto noi una grande festa per lei, invitando tutti, cuginetti e amici. Da quella bella festa, si può dire che tutto o gran parte del nostro atteggiamento è cambiato. Il mio cuore, stretto e duro, impietrito, si era aperto agli « altri » di cui avevo avuto tanta paura. E gli altri sono stati da allora i miei grandi, meravigliosi amici, i miei sostenitori: chi mi ha invitato a casa sua, chi ha insegnato ai suoi bambini a rispettare ed amare Francesca come una bimba normale, chi mi ha invitato a passare la villeggiatura in casa sua; e così una catena si è formata, ed io e mio marito, mano a mano, abbiamo preso coraggio, ma quel che più conta, ora abbiamo scoperto quanto amore, quanta amicizia ha suscitato Francesca intorno a sé e a tutti noi.

Per questo ho voluto raccontare queste cose, che sono sì una esperienza personale, ma che possono servire ad altri papà e mamme che ancora hanno tanta paura degli altri.
Una mamma

Dispiace separarsi ma…

Frequentavo F. & L. da quattro anni con la mia famiglia.
Ho avuto occasione di parlare con il parroco ed è rimasto sorpreso nel sapere quanto ero coinvolta in F. & L., un movimento di cui non aveva sentito parlare.
« Se F. & L. è così bello, perché non iniziare un gruppo nella nostra parrocchia? » mi ha detto.
Ho trovato due famiglie della nostra zona che già frequentavano F. & L. ed erano contente di avere un gruppo nella parrocchia del quartiere; tre amici erano disposti ad aiutarmi a formare il nuovo gruppo. Il coordinatore di Roma pensava che l’idea era fattibile, mi ha dato il benestare. Sarei stata in grado di assumere la responsabilità del nuovo gruppo?
È dispiaciuto molto a me ed al vecchio gruppo doversi separare per iniziare un nuovo cammino, ma sentivo che era necessario.
Ho avuto la fortuna di conoscere il gruppo « Caritas » della parrocchia che già si interessava ai ragazzi handicappati.

Di questo gruppo, cinque giovani, un seminarista ed un sacerdote, si sono detti disposti ad aiutarmi. Finora abbiamo già fatto tre incontri.
Nel nuovo gruppo ci sono sei ragazzi, sette genitori e una dozzina di amici. Partecipiamo alla messa parrocchiale nell’ultima domenica del mese. Ci sono altri ragazzi nella zona e penso che la parte più difficile sarà ora coinvolgerli insieme ai loro genitori.
Olga Gammarelli (una mamma)

Com’è fede e luce ad haiti

Ad Haiti, tutto è cominciato da un ritiro di Jean Vanier. Alcuni fra i 150 presenti furono toccati dall’invito di Jean a fondare una comunità Fede e Luce.
Un primo incontro è stato fatto all’Arche di Port-au-Prince per « sperimentare »: un momento di lavoro, un po’ di scambio e di preghiera, e poi una cena tutti insieme. In seguito, un’équipe si è formata e si è impegnata per almeno un anno. Avremmo fatto una festa al mese, di sabato. Uno fra noi ha assunto il coordinamento e sei altri giovani una responsabilità ciascuno: l’animazione, la segreteria, l’informazione, le finanze etc. Poco alla volta, il ritmo degli incontri si è fatto più preciso: il primo sabato del mese: la festa, il secondo, la valutazione, il terzo: la preparazione dell’incontro successivo. Il quarto: la visita alle famiglie.
La festa ha luogo successivamente in tre quartieri diversi della città.
Quest’estate abbiamo fatto dei campeggi, ognuno di 10 giorni, con i membri della comunità Fede e Luce e degli amici nuovi.
Questi campi hanno permesso un approfondimento all’impegno personale.
Abbiamo un progetto all’orizzonte: l’installazione di un luogo permanente per venire a lavorarci i week-end (giardinaggio, etc…) e a campeggiare d’estate. (I raccolti serviranno a nutrire i campeggiatori).

Robert Larouche (Haiti)

Come avviare una comunità ultima modifica: 1981-12-20T12:00:34+00:00 da Redazione

Ogni mese inviamo una newsletter

Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.

Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.

Ti sei iscritto. Grazie e a presto... anzi alla prossima newsletter ;) Se ti va, quando la ricevi, facci sapere che ne pensi. Ci farebbe molto piacere.