Marzo 1980
“Dobbiamo ritornare ogni volta, senza stancarci, verso la luce che riceviamo dai più piccoli e deboli, da coloro che la società rifiuta o ignora e che sono al centro delle nostre comunità. Possiamo decidere di camminare insieme perché loro sono presenti ed abbiamo acconsentito a metterci alla loro scuola.”
(Mariangela Bertolini)
“Una comunità si costruisce come una casa, con pietre di ogni genere. Ma ciò che tiene insieme le pietre è il cemento. E il cemento è fatto di sabbia e di calce, che sono materiali così fragili. Un colpo di vento e volano via, diventano polvere. Così nella comunità, ciò che ci unisce, il nostro cemento, è costituito da chi fra noi è più fragile e povero.”
Didier (citato da Jean Vanier in “La comunità, luogo del perdono e della festa – ed. Jaca Book 1980)
Spesso iniziamo con l’intenzione di aiutare gli altri. E poi ci accorgiamo di aver, noi, bisogno degli altri. In effetti ognuno dà e riceve. Fede e Luce ci rivela il paradosso delle Beatitudini: scoprire la forza ed il tesoro celato in ognuno, anche il più piccolo e debole.
“Le membra del corpo che sembrano più deboli sono anzi più necessarie. Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre.” (I Corinti 12, 22-25)
È un punto fondamentale sapere che colui che è stato rifiutato porta in sé i semi della salvezza. È lui che può guarire l’egoismo delle persone che si credono normali. Non è forse lo stesso rifiuto che ha vissuto Gesù? Colui che è stato rifiutato ci ha salvato.
Perché la persona handicappata è rifiutata? Le ragioni sono parecchie, il fatto è evidente. Nei piccoli villaggi africani, dell’India e in altre parti, quanto più si vive in maniera naturale e semplice, tanto più in generale si accoglie la persona debole; vi è tuttavia un’eccezione: talvolta si rifiuta quello che si chiama “il pazzo”. All’opposto, quanto più una società diviene materialista, individualista e specializzante, tanto più la persona handicappata è rifiutata e messa da parte; e di ciò sono testimoni i nostri ospedali e i nostri istituti.
Invece, colui che viene rifiutato può divenire fonte di salvezza, di unità, di pace. E’ fonte di salvezza perché ci trasforma. In vece di essere persone che vogliono avanzare, guadagnare soldi e essere catturate da un senso di normalità, noi possiamo scoprire, grazie a colui che è rifiutato, un’altra cosa, cioè che lui cambia il nostro cuore. Così ci porta un messaggio, ed anche la gioia. Ci fa scoprire un nuovo senso della vita, non nell’azione politica, ma nell’incontro, nell’impegno comunitario, nella comunione dei cuori e nella compassione.
Non è facile entrare in relazione autentica con la persona handicappata; può darsi che ci cambi, ma è necessario che i semi del cambiamento siano già presenti dentro di noi. Ed è qui che si ritrova, contemporaneamente in lui e in noi, questo bisogno di Gesù, delle beatitudini, dello Spirito Santo. È, in fondo, Gesù che trasforma i nostri cuori attraverso le mani ed il volto della persona handicappata.
Suggerimenti
- Nella nostra comunità, chi, che cosa ci unisce? Perché e in che modo ci stiamo?
- Sappiamo da dove viene ognuno di noi?
- Sappiamo ascoltare nei nostri progetti e nei nostri scambi chi parla di meno?
- Esistono comunità Fede e Luce simili alla nostra in una ventina di Paesi e tutte, per cammini diversi, si preparano al pellegrinaggio di Lourdes. Sarebbe interessante localizzare su una carta geografica le altre comunità Fede e Luce nel nostro Paese e nel mondo. Perché non fare un gemellaggio con una di esse?
Questo articolo è tratto da:
Insieme Giallo – Speciale Verso Pasqua 1981