Febbraio 1981
Sono tornato stasera da una festa Fede e Luce… Tutte le nostre strade si sono incrociate; abbiamo partecipato ad una mensa, ed una festa; siamo diventati una comunità cristiana.
Cosa vuol dire? Vuol dire che siamo invitati da Dio ad essere in comunione con Lui e il suo Figlio, in modo che diventiamo per gli altri quello che concretizza l’amore di Dio.
Così io, sacerdote, nella comunità sono la prova che Dio invita sempre e tutti alla sua mensa; che Dio non giudica né condanna ma chiama e accoglie; che Dio non fa differenza tra le persone ma le ama tutte allo stesso modo, guardando solo il cuore.
Così tu, mamma, nella comunità sei la prova concreta che Dio è per gli uomini come una madre e vuole loro bene:
“Come una madre consola suo figlio, così io (=Dio) consolerò voi e sarete lieti…” (Isaia 66/13)
Così tu, papà, nella comunità sei la prova concreta che Dio ama gli uomini come un padre:
“Io (=Dio) dicevo: come potrò annoverarti tra i miei figli e darti una terra dilettevole… Io pensavo: mi chiamerai Padre e non ti allontanerai più da me” (Geremia 3/19)
Così tu, signora anziana, nella comunità sei la prova concreta che Dio ha molta esperienza e molta pazienza:
“Tu, Signore, sei Dio mite e benigno, paziente, pieno di bontà e fedeltà!” (Salmo 86/15)
Così tu, ragazzo, nella comunità sei la prova concreta che Dio ha sempre un cuore giovane e guarda sempre al futuro:
“Davvero il Signore crea cosa nuova sulla terra!” (Geremia 31/22) “Ecco, Io (=Dio) faccio nuove tutte le cose!” (Apocalisse 21/5)
Così tu, ragazza, nella comunità sei la prova concreta che Dio sa sorridere agli uomini, pieno di tenerezza nel cuore e di bontà nello sguardo:
“Allora Gesù, fissando il suo sguardo sopra di lui, lo amò…” (Marco 10/21)
Così tu, bambino o bambina, nella comunità sei la prova concreta che Dio ama la vita e la festa e ne prepara una per tutti. Tu, bambino, non trovi strana la convivenza tra tutti gli esseri:
“Allora il lupo abiterà con l’agnello, la pantera s’accovaccerà con il capretto; vitello e leone pascoleranno insieme, sotto la custodia di un piccolo fanciullo.” (Isaia 11/6)
Così tu, fratello handicappato, nella comunità sei la prova concreta che Dio non è venuto tra noi in modo spettacoloso e imponente, ma nella povertà e nella semplicità:
“Maria diede alla luce il figlio suo primogenito, lo avvolse in fasce e lo adagiò in una mangiatoia, perché all’albergo per loro non c’era posto.” (Luca 2/7)
Mancherebbe qualcosa ad una comunità cristiana se non ci fossero dentro adulti, anziani, giovani, bambini e fratelli handicappati.
Ognuno, a modo suo, è per gli altri le mani, lo sguardo, il cuore di Dio che nella persona di Cristo ci ha amato concretamente con un corpo umano, mani umane, sguardo umano, cuore umano…
“Come il corpo infatti è uno solo, ed ha molte membra… Così il Cristo… Ora voi (-i cristiani) siete il corpo di Cristo e sue membra, ognuno secondo la propria parte.” (I Corinti 12/12 e 27)
Michel Charpentier
Ultimo messaggio di Giovanno Paolo I
IL 29-9-1978, GIORNO DELLA SUA MORTE
“Chiediamo agli infermi e agli handicappati di capire quale importante parte essi abbiano nel piano di Dio e quanto l’evangelizzazione dipenda da loro…”
Suggerimenti
- I genitori, gli amici, le persone handicappate sono presenti nella comunità? Hanno il loro spazio? Qual è il dono particolare di ciascuno? Come scoprirlo?
- Ogni anno, in occasione della Presentazione di Gesù al Tempio (il 2 febbraio) le comunità si riuniscono per la Festa della Luce. La liturgia di questo giorno celebra Gesù, luce della nostra vita. Uno spettacolo o una veglia saranno preparati dalla comunità che inviterà in questa occasione dei nuovi amici. Il tema potrebbe essere: la luce nella Bibbia (Genesi, Esodo, Natale, Purificazione, cieco nato, Resurrezione, Pentecoste, Gerusalemme celeste).
Questo articolo è tratto da:
Insieme Giallo – Speciale Verso Pasqua 1981