Febbraio 1981
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, rimane in me ed io in lui” (Giov.6,56)
Chi mangia me vivrà grazie a me.(Giov.6,57). Il nostro linguaggio è a volte ambiguo e una stessa parola può avere dei significati molto diversi; perciò è necessario porre la parola nel suo contesto per comprenderne il pieno significato.
Ci sono parole, come nutrimento, nutrirsi, mangiare, che hanno un significato molto chiaro nel loro uso quotidiano, ma che esprimono tutta un’altra realtà, nello stesso tempo simile e differente, quando noi parliamo dell’Eucarestia.
Quando mangio del pane, dei legumi, della carne, prendo questi cibi per sostentarmi, per farli divenire me stesso. Li digerisco e mi vantaggio. Quello che è mangiato diventa colui che mangia. Quello che mangio diventa me stesso e scompare nel mio essere.
Quando mi nutro dell’Eucarestia, mangio il Corpo e il Sangue del Cristo non per assimilarlo in me, per farlo divenire me stesso, ma al contrario per farmi assimilare; è Gesù stesso, il mio nutrimento, che mi assimilerà in Lui affinché la mia vita trasformata divenga sempre più la Sua vita.
Riflettendo così, scopro quale deve essere la mia intima disposizione per ricevere Gesù. Io non lo ricevo per possederlo, ma per essere posseduto e per abbandonarmi a Lui.
Devo avere dunque un cuore totalmente povero, libero da ogni volontà di possesso, disposto a lasciarmi invadere, possedere, trasformare da Colui che si dona a me. Molte delle mie comunioni non portano i frutti attesi perché non sono così disposto.
Il primo frutto dell’Eucarestia non è forse quello di fare di me sempre più un essere “donato” al Padre e ai miei fratelli, come Gesù: “Questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi, questo è il mio Sangue versato per voi e per tutti.”?
Signore Gesù, trasformami, modellami a tua somiglianza, che io divenga ogni giorno un po’ più come te, donato tutto al Padre e ai miei fratelli.
Padre André Delpierre (Belgio)
Al di là delle parole
Natalia non era una bambina come le altre. Natalia non poteva, come gli altri bambini della sua età, scoprire il volto di Gesù nelle lezioni di catechismo, nei bei libri o nelle belle frasi. Era così povera che anche le parole erano troppo difficili per lei. Eppure era necessario che anche Lei avesse la fortuna di incontrare Gesù.
Mi ha fatto allora capire che Gesù è vivente in ciascuno di noi; bastava che io vivessi la mia fede, che i miei gesti fossero gesti di amore, gesti di Gesù che è in me, perché ella vi scoprisse un viso di pace, di gioia: il viso di Gesù.
Io allora l’ho amata, amata, amata….ed è in questo amore che l’ha scoperto. Natalia allora ha domandato l’Amore, allora ha chiamato Gesù e per saziare questa fame ha preso parte alla cena ed ha diviso con noi il pane d’amore.
Nella sua espressione di pace potevamo vedere il volto di Gesù che era in lei.
Françoise Lacoste, Belgio
Suggerimenti
- Cerchiamo nel Vangelo come Gesù ci invita a passare da un cibo che perisce a un cibo che dura per la vita eterna. (Particolarmente S.Giov.cap.2 per il vino, cap.4 per l’acqua, cap.6 per il pane)
- Febbraio: Festa della Luce! Prevediamo un momento di adorazione silenziosa, durante la Messa o in un altro momento: si disporranno fiori e candele per simboleggiare la preparazione del nostro cuore; si rileggerà S.Giov.6,56.
Questo articolo è tratto da:
Insieme Giallo – Speciale Verso Pasqua 1981