Nella casa di dio, a loro il primo posto…
Domenica 25 Novembre c’è stata la prima Messa che abbiamo celebrato nella Parrocchia dell’Ascensione.
Alle ore 11 è arrivato un grande gruppo di Fede e Luce, eravamo amici da ogni parte di Roma, ci siamo uniti alle altre persone per celebrare l’Eucaristia.
Forse le altre persone saranno rimaste un po’ sconcertate, nel vedere o sentire questi nostri bambini un po’ movimentati. Ma pensiamo che ormai basta farsi degli scrupoli per portare i nostri figli in Chiesa per paura di disturbare la quiete degli altri, loro ci sono e ci devono essere anche nella casa di Dio, anzi a loro il primo posto che sono più disponibili, senza problemi a riceverlo.
Noi ci stavamo abituando alle nostre Messe private, forse rassicurati l’uno dall’altro dalla conoscenza dei nostri ragazzi, ma è bene che il primo passo venga da noi che loro ci siamo dappertutto, che li conosciamo un po’ più profondamente e che dire “poverino” non è che commiserare la propria ignoranza.
Se avessero il coraggio di arrivare fino a loro avrebbero trovato la serenità, la verità della vita.
È stata la prima esperienza e ne seguiranno altre, in tante Parrocchie di Roma.
È stato veramente bello, anche se Don Pierino ci è mancato. Comunque tutto poi si è concluso nella sala, dove per molte persone qui interessate abbiamo fatto vedere delle diapositive su cosa è Fede e Luce.
Sono stata veramente tanto contenta di vederci riuniti nella Chiesa del mio quartiere.
Rita Ozzimo
Domenica 25
Domenica 25 Novembre ho partecipato con Maurizio alla Messa del popolo alla Parrocchia dell’Ascensione assieme a tanti altri nostri amici ed è stata un’esperienza meravigliosa portare Maurizio a fare la comunione in mezzo a tutti. Però non nascondo che dentro di me c’era una profonda malinconia, forse perché Maurizio non sta bene seduto, vuole camminare, quindi si fa notare più degli altri.
Grazie a Mimmo che ha fatto camminare sempre durante la Messa grazie a tutti questi meravigliosi ragazzi di Fede e Luce che ci danno tanta forza e coraggio per affrontare questi ostacoli che sembrano banali mentre per noi sono tanto faticosi invece assieme ai nostri amici affronterei il mondo intero.
In quanto all’accoglienza da parte dei sacerdoti senza dubbio è stata buona; da parte della gente del popolo lode ai ragazzi e pietà per noi e i nostri figli, non poteva essere diversamente, comunque è stata un’esperienza meravigliosa che la rifarei se ci sarà l’occasione.
T.L.
Potevamo offrire un semplice prato…
Quando si è pensato ad una “Casetta” a casa nostra siamo rimasti, sinceramente, tutti un po’ scettici. Che cosa avremmo fatto? Al Nazareth c’era tutto, per l’attività e per i giochi; quello che noi potevamo offrire era un semplice prato.
Abbiamo provato ed è andata bene. Vedere Elena correre liberamente sul prato, Carla, Rosaria e Maurizio prendere il sole felici tra i loro amici non solo ci ha riempiti di gioia ma ci ha fatto sperare che possiamo tornare spesso da noi. Forse voi ragazzi, amici e genitori siete abituati a questo genere di “scampagnate” nell’allegria e nella festa, ma per noi ha significato qualcosa di più è stato far entrare nella nostra casa, e non solo per poche ore, una ventata benefica, attraverso quella serenità, quell’amore e quella gioia che voi, grandi e piccoli, di Fede e Luce sapete trasmettere con la vostra presenza.
Maria Posani
Festa della Luce
“Venne poi per la madre e per il bambino il momento della loro purificazione. Com’è stabilito dalla legge di Mosè i genitori allora portarono il bambino a Gerusalemme, per presentarlo al signore. essi offrirono anche il sacrificio stabilito dalla legge del signore: un paio di tortore o due giovani colombi.”
(LUCA 2, 22/24)
SABATO 2 FEBBRAIO O DOMENICA 3 FEBBRAIO
celebriamo insieme in tutte le comunità, la FESTA DELLA LUCE
Gabriella…
Gabriella, la sua mamma e le sue sorelle devono essere per tutti noi una lezione di amore.
Loro ci hanno insegnato quale sia il valore della vita e la forza dell’amore.
A prescindere da come questa vita viene vissuta, deve essere rispettata e tutti noi abbiamo il dovere di preservare la vita che ci è stata donata.
Ci siamo domandati, in un articolo apparso poco tempo fa sul nostro giornalino, se Gabriella si rendesse conto di quanto amore la circondava.
Ora sa perfettamente quanto amore ha ricevuto e quanto amore ha saputo far nascere intorno a sé.
Francesco Gammarelli
Andrea…
… la luce di speranza che avete accesa in noi ci dà la certezza che Andrea vive la vita dello Spirito in quel regno che Gesù ci ha promesso.
La fede che ci avete fatta riscoprire nel nostro incontro di Assisi dello scorso anno, non ci lascia abbattere da un dolore atroce come questo perché crediamo che Andrea stesso nel suo lungo e silenzioso soffrire, ci ha reso testimonianza della bontà e misericordia di Dio, che ci ha dato la forza e il coraggio di affrontare assieme a nostro figlio, uno dei momenti più tragici della nostra vita.
Ed ora la nostra vita ha ancora uno scopo.
Dio ci ha mandato Monica per questo. Perché viviamo per lei, che è qui con noi, viva, bisognosa di comprensione e di affetto, e nella quale noi possiamo scoprire quella ricchezza immensa che è l’amore che lei ci dona nel nome di chi l’ha creata.
Dio è con tutti quelli che soffrono.
Dio era in mio figlio e per noi è un grande conforto.
Se qualche volta la tristezza ci soffoca, Andrea dall’alto ci dice: “Amatela, è lì per voi, non rattristatela”, e noi sorridiamo col pianto nel cuore.
Grazie!
Maria e Enea Varoli
Il campo a Carpineto: un’esperienza da ripetere!
L’estate scorsa ad Alfedena mi ero trattenuto solo pochi giorni sufficienti per avere un’idea dello spirito col quale si fa un “campo” ma non per viverlo intensamente.
L’occasione è arrivata con Carpineto perché insieme ad Elena non vieni anche tu? Dobbiamo tutti studiare quindi faremo anche dei turni di studio, dai! Quest’ultima frase mi faceva sorridere: conoscendo la “tranquillità” con la quale studio a casa, figuriamoci quando di handicappati “allegri” ne metti insieme!! Invece è stata tutta una meraviglia. Durante la giornata Cinzia e Baba intonavano ripetutamente canzoncina; Giorgio sfoggiando la camicia nuova regalatagli dal Padre Maestro faceva il teatro dopo cena riscuotendo enormi “plausis”. Inoltre si prendeva spesso cura di Elena e Cinzia e Baba verso le quali mostrava una presenza davvero catalizzatrice. Una nevicata ha fatto da cornice al Capodanno rallegrandoci tutti e comunicando a Giorgio una tale carica che non lo faceva mai stare fermo…in piedi! La sera, riuniti tutti in cerchio, Robert celebrava la S. Messa e facendoci riflettere sul significato cristiano dei “più deboli” ci ha fatto sentire tutti più uniti ed esplicitare maggiormente il significato di due parole: pace e amore: due parole molto corte con un significato a prima vista facile, ma difficile da mettere in pratica il più delle volte. Inoltre l’atmosfera davvero familiare ci ha permesso una maggiore conoscenza reciproca e la certezza di non sentirsi mai abbandonati. Infaticabili si sono dimostrati Pipino e Goffredo; di grande pazienza a premiare Barbara M.Teresa e Susanna. Alla partenza sulle facce di noi tutti la nostalgia di questi giorni trascorsi assieme e nei cuori una comune proposta: un’esperienza da ripetere!
Paolo Nardini
Due righe sul campo di Carpineto
Due righe sul campo di Carpineto mettendo un attimo da parte i ricordi dei momenti piacevoli, di quelli vissuti in comunione, degli attimi di stanchezza e delle grandi risate; cercando di focalizzarne un aspetto che in sé e per sé può avere un significato marginale ma che, secondo me, può essere una tappa fondamentale verso una meta “segnata” da molti di noi. Mi spiego: tutti noi avevamo precisi programmi di studio da rispettare; abbiamo quindi organizzato dei turni che, nonostante lo scetticismo iniziale, hanno funzionato perfettamente? È stata un’esperienza comunitaria inserita nel contesto della nostra vita quotidiana; è stato possibile, con un po’ di disponibilità da parte di ognuno di noi, conciliare le esigenze personali con quelle della comunità? Ci siamo forse avvicinando all’Arche? Ricordo un articolo di Anna Cece in cui diceva “dobbiamo camminare poco a poco oltre la casetta, forse verso l’Arche”. A che punto di questa crescita siamo attualmente? E soprattutto a che punto arriva la nostra disponibilità e il nostro impegno? Non vorrei creare delle illusioni, la mia per ora è solo una speranza.
Susanna Posani
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.24, 1980