Ogni volta che lascio Alfedena per ritornare a casa dove il campeggio, sono preso dal dubbio se la vita di campo sia svolta in un mondo diverso. Ma sono chiesto ogni volta per ritornare, è che sia sufficiente accettare di rinunciare a una vita che per qualcosa ci giorni si svolge in un mondo diverso. Ma non poché volta mi sono presto la domanda se fare un campeggio non sia un ricicea rimanosa per esciare dalla mediocrità della vita di ogni giorno che con le sue meticolose minuzie questi slanci di vivere in una via di campo.

Ebbene queste esempie di vita in comunità si pone tra i suoi obiettivi quello di stimolare una continuazione della vita di campeggio.

Di portarla in altri termini nella vita di ogni giorno. Ma è difficilmente se sa ottenere questo risultato sono innumerevoli. Soprattutto perché si è di soldi a dover affronnare l’ambiente che ci circonda, anche se si inizia da quello che ci sembra più facile e più vicino che è la propria famiglia. Mancano i ragazzi, mancano gli amici, manca lo spazio e meno spesso è aumentata la tensione, mantiene pressoché intatta la sua forza di crescita e di persuasione.

Ma allora che fare? Questo campeggio è o non è una specie di droga che ci distoglie dalla difficoltà quotidiana o può effettivamente essere una via per incomiinare a pensare ad un cambiamento fessate ed intricanti che mi oppresso? Una cosa mi sembra inizialmente la nostra attutire in questa visita per forza, coscientemente e meno, al rispetto di chi ci è vicino. Accettare di vivere per 14 giorni con i nostri ragazzi ci sembra sia già una condizione da parte nostra lungo la loro condizione di parte tutta le nostre difficoltà.

Questo quanto volete, i nostri ragazzi ci hanno devotato sopportare per la loro condizione, è impegnato, malamente, una prova di un fastidio. Si è imparato a rispettare le diversi condizioni, misurare e le sue grandezze.

Il ritorno alla vita di ogni giorno si può iniziare guardando indietro al campo e ricordando un insegnamento di rispetto: a volte dissaule con facilità a volte, invece con molta difficoltà ma con importanza.

L’importante è cominciare a ricordare e ad attingere al servizio dei ricordi belli e brutti, ed insisto su quelli che sono quasi che insegnano con la loro difficoltà a fare scendere in profondità il certo atteggiamento.

E poi dopo il rispetto comincia a voler bene, e le difficoltà rimangono le stesse, ma dentro finalmente c’è qualcosa che comincia a muoversi.

Appare quindi chiaro come ci si possa creare un’amicizia vera, che si viele a basare sul presupposto del perdono reciproco. I campeggi e i viaggi hanno il luogo della gioia, effssa è delle fertte, che si cancallano ad ogni istante con il male, un atteggiamento, una parola che fa male, un gesto di impazienza ecc. Ma anche i momenti più belli, che sono tanfi, e possono essere soli se ci si è perdonati.

E per fortuna le occasioni di perdono sono tante e i momenti per atarlo oltre al formale “scusami” non mancano.

il momento più bello del campeggio, che vorrei rivivere nella vita di ogni giorno, è stato il momento in cui sono stato perdonate, ed anche tante volte in un giorno, perché oltre a rimettere a posto una situazione di incrinatura ho sentito che ciascuna volta mi si diceva che venivo accettato per quello che sono: con tutti i miei difetti.

Ed anche io come tutti quanti ho riacquistato la certezza della mia dignità e della mia imporianza, nonostante tutto.

Claudio G., 1980

Questo articolo è tratto da:
Insieme n.27, 1981

Ogni volta che lascio Alfedena ultima modifica: 1980-12-16T18:00:34+00:00 da Redazione

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