La nascita di mia sorella è stata senz’altro una “rivoluzione” nella vita della mia famiglia. In primo luogo i miei genitori, dopo i figli maschi, aspettavano la “reginetta”, ma di certo non prevedevano che questa sarebbe stata handicappata. Deve essere stato per loro come un fulmine a ciel sereno.
In un primo tempo specialmente mia madre, cercava nelle azioni della bambina un segno che le dimostrasse che non poteva essere vero, che si era sbagliata, che “lei”, la piccola, era come “gli altri”. Purtroppo le estenuanti visite mediche che seguirono non poterono fare altro che rimarcare i timori che tutti noi in famiglia avevamo: “tua sorella è grave, non possiamo nemmeno dire se farà progressi!”.
Queste parole erano pesanti e quasi inafferrabili, ma non sono state quelle che mi hanno ferito di più. Ciò che mi ha angustiato maggiormente è stato il mio “prossimo”.
Varie volte zii e cugini mi hanno preso in disparte e detto pressapoco così: “io ti ammiro, tu sei giovane, non so come fai con quella sorella… è impossibile,… tu non vivi,…alla tua età dovresti essere più spensierato…” Avrei voluto rispondere loro: ipocriti! Sono affari miei, datemi piuttosto una mano se volete che abbia più tempo a mia disposizione!
Poi ci sono stati gli”amici” e i vicini che per non “disturbarti” e per”non essere indiscreti” sfuggivano ed evitavano di proposito l’argomento “handicappato” quasi fosse sinonimo di”appestato”.
Poi”l’amica” che un giorno ti dice che hai una situazione familiare insostenibile e che non se la sente…Ad un certo punto le varie”gocce” fanno traboccare il vaso: Signore ti prego salvami, non ce la faccio più! Quante volte avrò nominato queste parole? Non lo so. Certamente se avessi pensato che il Signore dà ad ognuno di noi in proporzione di ciò che possiamo portare, avrei avuto più coraggio per affrontare le difficoltà. Per fortuna Lui mi vuole bene e questa sorella”debole” ha paradossalmente rafforzato il mio legame con i miei genitori. Da un lato loro si sono accorti che anche io risento delle maggiori difficoltà e in generale si sono mostrati verso di me più aperti e comprensivi. Dall’altro lato so che per l’avvenire si aspettano da me che io faccia molto per mia sorella. Questo problema lo sento fortemente, ma ancora non so cosa rispondere.
Sono convinto, però, che il mosaico del mio futuro lo dovrò completare con le “tessere” che giorno per giorno mi vengono donate da Lui.
Lui che mi ha fatto conoscere tanti “veri amici” a Fede e Luce. Con loro le mie difficoltà vengono ridimensionate e da fratello di una bambina handicappata divengo e mi sento nel senso cristiano della parola semplicemente fratello!
Dossier: fratelli e sorelle di persone con disabilità
Gli altri vostri figli, l'hanno accettato?
Perché non mi capisci?
Una realtà esigente
Mia sorella
Non è facile esprimere
Una lettera
La mia vita
- Sullo stesso argomento leggi anche il numero Ombre e Luci n.56 – Fratelli e sorelle: vicini ma non prigionieri
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.25, 1980