È simpatico e piacevole trovarsi a pranzo, a cena con amici in casa di amici, ma a volte è divertente trovarsi tutti fuori in pizzeria. Immagino chi, leggendo queste righe, comincerà ad obiettare: ma io con mio figlio non posso…… mia figlia no, è troppo agitata…… con la carrozzina diventa un traffico, ecc. ecc.: tutte cose superate!
Tutto è iniziato anni fa: i miei figli erano piccoli, agitati e spesso diventava una cosa faticosa l’andare in pizzeria……. finché non abbiamo trovato Sandro e sua moglie che fin dalla prima volta hanno accolto Luca, Andrea e Barbara, veramente a cuore aperto – come dovrebbero essere accolti tutti i bambini nei ristoranti. Per loro non era obbligatorio stare per forza seduti per tutto il pasto, anzi per tenerli occupati Mario – il pizzettaro – dava ad ognuno di loro un po’ della pasta della pizza da manipolare (alla fine la pasta era diventata piuttosto scura – sul marrone – e senza dubbio la pizza fatta con quella pasta sarebbe stata insolita, forse più saporita); potevano andare alla cassa a fare l’aiuto cassiere.
Allora perché non andarci con tutti gli altri amici agitati, agitatissimi, in carrozzella e non?
La prima volta eravamo in pochi: una quarantina! Giorgio ha fatto subito amicizia con Sandro, il proprietario e con Mario, il pizzettaro e con i vari clienti; “Mamma mia i carabinieri” urlava (ma sottovoce) ogni volta che entrava qualcuno in divisa, e si sedeva velocissimo al suo posto. Si possono immaginare le grida di soddisfazione ed entusiasmo quando un paio di loro gli hanno fatto il saluto militare!
Carlo, naturalmente, oltre ad avvincere con i suoi discorsi ed inviti a casa propria, finiva la serata con una danza. A Vincenzo brillavano gli occhi (ma forse gli brillano sempre). Giorgina si domandava perché le pizze arrivassero tutte solo ad un capo della tavolata; io senza problemi mi servivo dal piatto di quelli (chi erano?) che si erano ordinati spaghetti!!!!!!! Alla fine per festeggiare la nostra prima serata lì, il proprietario ci ha offerto dello spumante e molto allegramente, tra un brindisi e l’altro, tutti si accomiatavano con un “arrivederci alla prossima pizza”.
E questo non è stato solo un modo di dire; ci siamo ritrovati lì (anche con gli amici di Parma che ci porteranno il film alla prossima visita) ed altrove: tutto è sempre andato bene e i nostri timori (di disturbare, infastidire o altro) sono rimasti tali.
Anzi, l’ultima volta – pizza in onore di Carla, compleanno – la serata è terminata ancora meglio del solito (noi non c’eravamo ma prontamente mi è giunto il resoconto della serata): tutti si trovano, racconti, risate, si ordina la pizza e si comincia a mangiare. Carla, che penso avesse già informato quasi tutti del suo compleanno, nota che una persona sta cenando sola e – mi pare naturale ed ovvio – gli si avvicina, confabula e lo invita ad unirsi alla loro tavolata dove si stava cantando; il signore all’inizio rifiuta, ma non sia mai detto che a Carla basti un semplice no; insiste ed il signore si unisce a loro. Salta subito fuori che è il compleanno di Carla:
“allora permettetemi di offrirvi da bere” “no grazie” “allora qualcosa da mangiare” “abbiamo appena finito” “insisto”
arrivano allora piatti di salame, prosciutto, formaggi, olive (e pensate che io non c’ero!!!!!!) e si continua allegramente a mangiare tra scherzi, racconti, canti (il signore si esibisce in “o sole miooooooo”) Penso che l’atmosfera fosse piuttosto allegra; al momento dei saluti l’amico di Carla, perché tale lo si può ora ritenere, offre di pagare il conto per tutto il gruppo e lo fa: certo è stato anche un bel regalo di compleanno oltre alla piacevole serata trascorsa!
Vi risparmio il resoconto di un’altra serata in una pizzeria di Trastevere!!!!! o del gelato in Piazza Navona!!!!!!! dove ci volevano gabbare ma rimasero gabbati!!!!!!!!!!
Allora, quando ci vediamo la prossima volta in pizzeria?
Ciao
Rita C., 1980
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.24, 1980