Siamo dei genitori come tanti altri, abbiano due figli, Roberta di dieci anni e Paolo di cinque e mezzo. Viviamo una vita normale, i bambini vanno a scuola e i giorni trascorrono sereni come se tutti gli anni passati da un ospedale all’altro e da uno specialista all’altro fossero come successi ad altri.

Si, perché Roberta è una bambina handicappata. Quando è nata eravamo molto felici perché era bella e dall’aspetto sano, ma aveva sofferto nel venire al mondo così le erano rimaste delle lesioni al cervello che avevano cominciato a farsi notare dopo i primi mesi di vita.

Mi ricordo che appena io e mio marito ci siamo accorti che la bambina non riusciva a stare seduta e a fare tutte quelle cose che fanno i bambini della sua età l’abbiamo portata da diversi specialisti e poi ricoverata in un ospedale specializzato dove sono cominciati esami a non finire o dopo mesi di degenza la triste verità: Roberta essendo colpita nel cervello poteva anche non camminare per tutta la vita. Questa notizia ci sconvolse molto anche se avevamo capito che Roberta poteva avere delle difficoltà noi eravamo ben lontani dal pensare a qualcosa di tanto grave.

Passati i primi giorni di disperazione abbiamo cominciato a ragionare con più calma e ci siamo proposti di tentare di tutto per il bene della bambina.
La portavano ogni due mesi al controllo e anche se non faceva grandi passi c’era sempre un miglioramento. Verso i quattro anni non camminava ancora ma era migliorata e questo ci stimolava a fare sempre di più anche perché Roberta collaborava a tutto quello che le si chiedeva di fare.

A cinque anni e mezzo camminava appoggiandosi alle pareti e ai mobili e si staccava per fare dei piccoli pezzi da sola, fu in quel periodo che pensammo di mandarla in una scuola speciale dove potesse vivere con altri bambini. Questo fu molto positivo perché dopo qualche tempo aveva imparato a camminare, fare le scale e rendersi indipendente. Inutile dire la nostra felicità anche perché in quel periodo nacque Paolo e allevando lui e Roberta insieme è stato più facile sia per noi che per lei affrontare le difficoltà della vita.

Conoscemmo allora il gruppo di Fede e Luce e facendoci amici con altre famiglie di figli con difficoltà cercammo di renderci utili ad altri o imparammo a essere più disponibili e dare un po’ del nostro tempo a quelli che ne avevano bisogno.

Ci aiutò molto lo spirito di fraternità che ci univa tra di noi. Proprio in quel periodo pensammo di inserire Roberta in Parrocchia anche perché avevamo il desiderio che facesse la Prima Comunione con gli altri bambini della Comunità.

Con l’aiuto del Parroco cominciò a frequentare il catechismo e dopo i mesi di preparazione a maggio fece la Prima Comunione, noi fummo molto felici e la nostra gioia era soprattutto perché Roberta aveva fatto capire ad altri genitori che anche i nostri figli sono figli di Dio.

Ora Roberta è inserita molto bene in tutte le attività sia della scuola che della vita esterna, a noi genitori rimane la speranza che continui a migliorare sempre.

Siamo riconoscenti a Dio che ci ha dato la forza e il coraggio di andare avanti e di superare tanti giorni tristi in cui si metteva da parte anche la Fede.

Liliosa e Livio, 1979

Questo articolo è tratto da:
Insieme n.21, 1979

Viviamo una vita normale ultima modifica: 1979-06-16T18:30:34+00:00 da Redazione

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