Penso a Jean, penso alla sua mamma,
a tutti i bambini che se ne vanno anzitempo e a quelli che restano, che diventano adulti, che mano a mano non possono più stare in famiglia, o non hanno più una famiglia…

Vedo tante Charlette vivere serena al Toit 1Il Toit è una comunità dell’Arca in Belgio la sua vecchiaia perché sa che Marie Thérèse ha ormai una casa “sua” accolta e amata e da dove nessuno la manderà via;

Incontro la gente dell’Arche2L’Arche è stata creata da Jean Vanier, un laico canadese, nel 1964 a Trosly, poco lontano da Parigi. Oggi è diffusa in varie parti del mondo. Si tratta di piccole comunità dove vivono e lavorano insieme, nello spirito della fratellanza evangelica, persone valide e persone handicappate mentali. Lo scopo di queste comunità è di dare un luogo di pace e di crescita; sotto tutti i punti di vista e per tutta la loro vita, a persone che per troppo tempo sono state disprezzate, rifiutate, abbandonate. Molti giovani vi collaborano, impegnandosi a restarvi per alcuni mesi o per uno o più anni. In Francia e in alcuni altri Paesi sono riconosciute ed aiutate dallo Stato. e percepisco la loro allegria interiore, di tutti, ognuno a suo modo ovviamente…

E ho davanti a me tanti amici cari, dai quali ricevo tanto, con i quali trascorro le ore più intense del mio tempo: in silenzio, nel gioco, nelle notti insonni, dando da mangiare o cambiando pannolini, poco importa. Poco importa… a chi ha potuto incontrare questi piccoli, a chi ha avuto il cuore “ferito” da uno di loro…;

Poco importa a colui cui essi insegnano a riconoscere la presenza di Gesù dietro le loro membra contorte o il loro grido…

Allora mi chiedo che cosa è questa amicizia che ci unisce – me, te, i tuoi genitori – dove mi porterà? dove ci porterà? dove andremo, forse, un giorno, insieme?

Tu sei cresciuto, sei un adulto ormai ed hai bisogno di uno spazio tuo, ma per i tuoi sei sempre il piccolo di casa;

Oppure i tuoi genitori sono stanchi, invecchiati dal le preoccupazioni e dal dolore; O per cause di forza maggiore devi uscire di casa;
o ti ritrovi solo…

Ci sono mille e una situazione che richiamano nei nostri cuori la presenza dell’Arca, di una casa SOS, e altrettanti modi che mi traducono l’invito di Gesù a seguirLo in questa follia, follia dell’andare controcorrente, follia dell’affidarsi tutto alla Provvidenza ed intraprendere una strada al di sopra delle nostre capacità umane.

Ci penso sempre di più, mi sembra che ogni giorno si moltiplichino le necessità, gli appelli, le urgenze forse è il nostro cuore che mano a mano diventa più vulnerabile.

Quando abbiamo iniziato il campeggio, quattro anni fa, lo scopo, lo spirito da vivere era “dimostrare che tra la vita in famiglia e l’istituto c’è un’altra possibilità: la vita con gli amici insieme dove tutto è messo in comune, tutto nella pace e nella serenità perché crediamo che siamo tutti fratelli, figli dello stesso Padre…”. Dal campeggio è nata la “casetta”…

E ora? La casetta è diventata ormai un incontro settimanale ed i campeggi saranno quest’anno cinque 0 sei, sparsi per l’Italia, Piano piano qualcosa si muove. E domani? Questa vita “insieme” potrebbe forse diventare qualcosa di più stabile e duraturo: fedeltà a seguirti, ad accoglierti fuori dal Centro durante l’estate o i giorni di festa, a condividere con te tutte le ore della mia giornata.

Un’Arche nasce da un bisogno preciso, per la necessità – magari improvvisa – di questo o quel ragazzo che forse oggi neppure conosciamo;. non è “fondata da alcune persone” ma “attraverso l’opera” di alcune persone che rispondono ad un invito profondo, invito a portare avanti fedelmente il frutto di un’amicizia che già oggi unisce molti di noi; invito maturato nella preghiera, nell’abbandono alla guida del Signore in questa strada irta di difficoltà.

La vita comunitaria non è facile… è necessario prepararvisi poco a poco, preparare il proprio cuore all’ascolto e al perdono, per non soccombere dopo l’entusiasmo iniziale. Alla nascita dell’Arche possiamo, dobbiamo contribuire tutti – altrimenti non verrà mai fuori – nella misura in cui camminiamo insieme, .disinteressatamente, verso questa meta, pronti a dare disinteressatamente il proprio contributo specifico di presenza, di servizio e sostegno, di collaborazione, di incoraggiamento, di diffusione, di stima e perdono, di pazienza, di preghiera silenziosa.

E quando ti vedo penso alle parole di Gesù: la pietra rifiutata dai costruttori diventa testata d’angolo, la casa costruita sulla roccia, lentamente e con fatica, per non essere spazzata via dal vento, la Sua volontà di volerci strumenti del Suo amore, e la caducità delle nostre opere se non sono da Lui sostenute perché “se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori” (Salmo 126), perché se cerchiamo di realizzar qualcosa solo per noi, per mio figlio”, per quell’amico tanto simpatico con il quale si sta tanto bene insieme”, sarà sempre una ricerca per noi stessi, in un modo o nell’altro, e quindi difficilmente duratura.

Maria Grazia Pennisi , 1979

Questo articolo è tratto da:
Insieme n.22, 1979

Mattone su mattone ultima modifica: 1979-09-16T19:20:34+00:00 da Maria Grazia Pennisi

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