Consigliamo questa volta due libri di Jean Vanier di importanza fondamentale per la nostra crescita personale e comunitaria. Purtroppo non sono editi in italiano ma tutti quelli che possono dovrebbero fare uno sforzo per leggerli e magari – perché no? – comunicarne i punti salienti agli amici più vicini. Potete procurarvi questi libri presso le maggiori libreria cattoliche ed a Roma certamente presso la libreria San Paolo di Via della Conciliazione; se ne trova anche una copia in visione presso la segreteria di Fede e Luce.

La communauté lieu du pardon et de la fête

Ed. Fleurus – Parigi – L. 8000 circa

Sentiamo cosa ce ne dice Jean Vanier stesso: “Essendo vicino a molte persone attirate dalla comunità, da nuovi modi di vita, realizzo quanta ignoranza esiste a proposito della vita comunitaria.
Molti credono che basta mettere sotto, la stesso tetto alcune persone che vanno press’a poco d’accordo che si sentono attratte da uno stesso ideale: perché ci sia la comunità. Il risultato è a volte disastroso! La vita comunitaria non è fatta semplicemente di spontaneità e di leggi. Vi sono condizioni precise, necessarie, perché questa vita comunitaria possa svilupparsi e maturarsi attraverso crisi, tensioni, e “momenti privilegiati”. Se queste condizioni non sono, presenti, ogni deviazione è possibile, che porterà mano a mano alla morte della comunità o alla sua morte spirituale: la”schiavitù” dei suoi membri.

“Queste pagine vorrebbero spiegare chiaramente le condizioni necessarie per una vita in comunità. Non sono una tesi o un trattato ma piste di riflessione che io ho scoperto non nei libri ma nella vita quotidiana, attraverso i miei errori, i miei fallimenti, attraverso le ispirazioni di Dio e quelle dei miei fratelli, attraverso momenti di unità fra noi ed anche attraverso tensioni e sofferenze. La vita comunitaria è un’avventura che è, in fondo, quella della liberazione interiore: libertà di amare e di essere amato…”

Ne crains pas

Ed. Fleurus – Parigi, Lire 4000

Be not afraid

Ed.Griffin House – Toronto

“Il nostro universo è un universo ferito, diviso, sofferente, un universo pieno di disperazione e di grande povertà, pieno di segni di morte, di divisione e di odio. Ma tutti questi segni di morte sono assunti da Gesù sulla Croce e trasfigurati nella Risurrezione. La nostra speranza è che l’inverno dell’umanità si trasformi poco a poco fin una sorgente di amore, perché è a questo che siamo chiamati.

Passeremo dall’inverno della sofferenza al Regno di Dio e ad una nuova nascita. Possiamo cominciare già da ora, nella misura in cui lo Spirito penetra nei nostri cuori, dà pace alla nostra amarezza e ci ridona la speranza. Vediamo questa luce che non è che un piccolo segno di ciò che saremo chiamati a vivere nelle nozze eterne.

Per il momento dobbiamo camminare sulle strade della vita. Siamo pellegrini in marcia verso il Regno e la terra promessa, con i nostri fratelli, le nostre ferite, le ferite dell’umanità”.

Un passaggio di questo libro ha colpito particolarmente Lorenzo (Kapanda) che ne ha tratto la seguente riflessione:

L’amore nella pratica e la pratica dell’amore.

“Amare – dice Jean Vanier – è vivere nell’altro e portarlo in sé, L’amore è unità di sentimenti e di pensiero. Amare è dimorare, restare insieme. Colui che ama vuole dimorare in colei che ama e che porta nel suo cuore”.

Questo pensiero rivela la vita di Jean Vanier e può essere fonte di ispirazione per noi tutti. Sappiamo che Jean non soltanto ama le persone handicappate ma vive con loro, le porta nel proprio cuore, agisce dando loro speranza e gioia. L’amore non basta senza l’azione ma si può agire solo nell’amore. L’uno chiama l’altra, specie quando si tratta di persone che aspettano tutto dagli altri. Un’azione in questo campo chiede coraggio e speranza, ed esige anche uno sguardo particolare verso queste persone molto sensibili, uno sguardo che addolcisce il cuore, uno sguardo affettuoso che fa cadere le resistenze e le reticenze, uno sguardo amante. Solo con uno sguardo d’amore possiamo cogliere in profondità quel che dobbiamo ai nostri fratelli che il mondo chiama infelici e Gesù proclama beati. Siamo noi dalla parte di Gesù? Allora, come Gesù, amiamoli per la loro gioia e la loro crescita e per liberarci dalle sovrastrutture che, come corazze, ci tengono prigionieri!

Questo articolo è tratto da:
Insieme n.22, 1979

Letture consigliate n.22 ultima modifica: 1979-09-16T17:30:34+00:00 da Redazione

Ogni mese inviamo una newsletter

Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.

Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.

Ti sei iscritto. Grazie e a presto... anzi alla prossima newsletter ;) Se ti va, quando la ricevi, facci sapere che ne pensi. Ci farebbe molto piacere.