Abbiamo preso il treno fino a Como e da Como il battello fino ad Argegno. Eravamo in 80, di cui 6 in carrozzina, così i tipi forzuti hanno potuto darsi da fare. Non mi ricordo quanto tempo siamo stati in treno, ma è passato in fretta perché sulla carrozza, tutta per noi, si stava benissimo; l’ora di battello invece è stata più lunga, forse perché fuori non si poteva stare per il vento, dentro c’era tanta gente e poi c‘era anche chi guardava con apprensione tutta quell’acqua e “quel coso” che teneva su tutta quella gente, con tutti quei salvagenti attaccati di fuori, assolutamente irraggiungibili in caso di bisogno.
Ad Argegno c’erano ad accoglierci un gruppo di ragazzi, non ho capito bene se della “proloco” o della “parrocchia”. Siamo rimasti esterrefatti della loro accoglienza. Ci stavano preparando una montagna di pesce fritto, il pesce del loro lago, polenta, bibite a volontà. Anche il loro parroco è stato simpaticissimo. Qualcuno ci ha detto, dopo, che è tanto “rigoroso” in fatti di liturgia. Ma chissà, forse ora lo sarà un po’ meno, visto che ha seguito così, direi, affascinato, la nostra Eucaristia, così densa di spontanea partecipazione e di contenuti.
Don Pierangelo ci ha invitato a riflettere sulle parole di Gesù “Non vi chiamo più servi, ma amici”.
Il servo infatti non sa quello che fa il suo padrone, quello che ha in animo nei suoi confronti; amici, perché tutto quello che doveva dirci ce l’ha detto.
“Come il padre ha amato me così anch’io ho amato voi.. questo è il mio comandamento; che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato”.
Nient’altro c’è di più importante tra Dio e noi; niente che ci possa turbare o spaventare. Quello che conta, ce l’ha detto, perché è nostro amico: che il Padre è Amore.
Questo modo di pensare al Padre, mi sembra quello che ci ripete Fede e luce.
Nessuno deve essere servo per l’altro, ma amico. Nessuno può preferire un servo ad un amico.
La strada da percorrere è quella dell’amore, non ci sono dubbi.
A volte è breve, altre più lunga o lunghissima.
Ma ecco, capita di essere accolti. con questo amore, così gratuitamente, da qualcuno che non avevamo mai visto prima e ci sentiamo il cuore inondato di gioia e di allegria e la pioggia non conta più, e le onde del lago non ci fanno più paura; allora ci viene in mente che si, deve esserci qualcosa di grande in questa parola.
Conviene cercare ancora e qualcosa di più troveremo ogni giorno, qualcosa che ci aiuterà a camminare.
Anna Maria De Rino, 1979
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.22, 1979