Ho conosciuto Maurizio ad Alfedena. Arrivai al campo nel primo pomeriggio di una splendida giornata di luglio. Pian piano i volti degli amici, che avevo fatto rivivere nella mia immaginazione durante il viaggio, diventavano realtà.
A quelli che già conoscevo si aggiunsero dei nuovi. Fu in tenda che Maurizio mi diede il benvenuto con quella curiosità che caratterizza l’accoglienza di un nuovo arrivato.
Con un po’ di calci al pallone e con altri giochi facemmo subito amicizia. Desideravo conoscerlo maggiormente e seppi del suo passato, della definizione di bambino terribile, dei suoi capelli lunghi che lo raffiguravano come un “selvaggio”.
Se un essere umano agisce con aggressività è perché reagisce ad una situazione divenuta a lui insopportabile; per questo cercavo di creare nei suoi confronti un rapporto di amicizia e di fiducia. Scoprivo in lui una grande sincerità e lealtà, ma soprattutto un desiderio di rinascita, di porre i primi passi di una vita nuova.
Si sa che, in ogni nuovo cammino intrapreso, ai primi ostacoli si è tentati di ritornare al passato. Anche Maurizio subì questa prova. Allora subentrava in lui il desiderio di telefonare con insistenza alla mamma, a volte ridiventava lo “spaccatutto” di prima oppure si ritirava in disparte chiudendosi in un silenzio che io interpretavo non di capriccio ma di riflessione, Vani furono miei tentativi di afferrare il suo pensiero,
Gli ultimi giorni al campo furono i più belli. Maurizio aveva trovato la sua amichetta, s’inseriva maggiormente nel gruppo e aveva fatto amicizia coi suoi coetanei.
Quando arrivò il momento della partenza, pur essendo riservato nei suoi sentimenti, fece trasparire quella tristezza che in tutti noi sorge quando ci stacchiamo da qualcosa di bello.
E questo il tesoro nascosto che ho scoperto in Maurizio in quei giorni di vacanza; un tesoro che definirei “cammino di resurrezione e di rinascità”, desiderio di vivere una vita nuova.
Il suo dramma è anche il nostro allorché decidiamo di intraprendere un cammino di conversione.
Don Vito Palmisano, 1979
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.21, 1979