“PELLEGRINAGGIO: una parola di ieri forse, ma forse anche una necessità di oggi!” dicevo fra me l’altro giorno mettendo in ordine le pagine di “Insieme”.
Congressi, giornate di studio, simposium, tavole rotonde, seminari, dibattiti di ogni genere! Quale professione, quale formazione politica, quale gruppo non ha i suoi giorni di incontro; sono regionali, nazionali, internazionali, mondiali!
Questo immenso bisogno di ritrovarsi, di scambiare, viene fuori da ogni parte.
Allora, un pellegrinaggio, che è un incontro, non è anche una risposta alla realtà del 1978?
E poi, si sono mai viste tante agenzie di viaggio”
E chi non organizza una uscita in gruppo,quanti si mettono in viaggio la domenica, chi non sogna di passar la frontiera, quanti non fanno economie per realizzare questo sogno? Veramente,il viaggio sembra rispondere ad un bisogno vitale che si percepisce sempre di più ai nostri giorni.
Allora, questo viaggiatore che è il pellegrino, non è forse un uomo d’oggi ?
Ecco, credevo di aver finito qui le mie riflessioni e poi il pensiero è andato indietro, per contemplare tutti questi sforzi di incontro nel mondo di oggi: migliaia di discorsi pronunciati, tonnellate di carta stampata, traduttori, moderatori, microfoni, malintesi, parole e parole, milioni di parole.
Di fronte all’eccesso delle parole, ai limiti del potere delle parole, non risponde ad un bisogno attuale di riabilitare il gesto, il “vivere insieme”, l'”aprire gli occhi”?
Un pellegrinaggio non è forse aprire il cammino dell’incontro a chi non ha la parola e riportare all’essenziale noi tutti che siamo sazi di parole?
Nicole Schulthes, 1978
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.17, 1978