C’è gente che probabilmente ne ha già sentito parlare ma non ne sa nulla di preciso perciò, dovendo fare il punto della situazione, sarà forse bene dare anche qualche notizia precisa.

La “casetta” vuole essere un’esperienza, sia pure breve, di vita in comune che si vive due volte al mese, all’istituto Nazareth dalle 10 di mattina alle 17 circa.

Fanno parte della casetta un numeroso gruppo di ragazzi e qualche adulto che si alternano nelle due domeniche e che il venerdì precedente si trovano per organizzare la giornata e stabilire chi invitare.

Ogni domenica si invitano quindi una decina di amici: bambini e ragazzi con difficoltà di varia natura e di diversa entità.

La giornata tipo è questa: una mezz’ora circa di saluti e accoglienza e quindi attività di almeno due o tre tipi per tutta la mattina.

Solo chi è di turno per la preparazione del pranzo vi si dedica cercando di far essere tutto pronto per l’una.

Il momento del pranzo in genere si svolge in un’atmosfera di placido godimento (salvo eccezioni ) perché i compiti di servizio sono distribuiti, il cibo è in genere buonissimo ed è bello stare a tavola insieme.

Poi, nuovi lavoratori di turno si dedicano a rimettere tutto a posto mentre gli altri vivono qualche momento di aggregazione o di solitudine, di allegria o di pace; in attesa di fare i giochi preparati in modo che tutti, alla loro maniera, possano partecipare e divertirsi.

Verso le ore 16 è il momento della Messa. Siamo di nuovo intorno a un tavolo dove si mangia insieme: ognuno con la sua “fede”, le sue intuizioni, i suoi limiti, vive la promessa e la speranza di un pane vero nutrimento, di un’amicizia vero amore, di una vita vera vita…

Cosa ci proponiamo con queste giornate passate insieme ?

In realtà sono così belle e divertenti che basterebbe questo a dar loro un senso; ma ci sono altri fini importanti che dobbiamo verificare ogni tanto.

Per esempio:

  1. la casetta vuole essere un servizio. C’è assoluto bisogno per molte famiglie di avere una domenica diversa dalle altre, più libera, e senza impegni. Ma per soddisfare almeno in minima parte questo bisogno, le casette dovrebbero moltiplicarsi, sorgere nei vari quartieri, permettendo così inviti un po’ più frequenti o di raggiungere amici che non sono mai stati invitati.
    Per ora di positivo c’è la sicurezza che la formula è buona e può dare molto. Inoltre,
  2. La casetta vuole essere un mezzo per imparare a conoscerci. Per questo non c’è niente di più utile della vita in comune e conoscersi è essenziale per liberarci dalle paure reciproche, per rilassarci e infine per fare dei passi avanti. Ma anche in questa direzione c’è ancora molto cammino da fare, sia nel senso di dare una certa periodicità alle frequenze, sia nel senso di sfruttare di più a questo fine le ore a nostra disposizione. Però la strada si troverà mano a mano che andiamo avanti.

Un fine inoltre che forse la casetta non si era proposto, ma che in realtà ha ottenuto è l’aver fatto da tramite e da collegamento tra i vari gruppi di Fede e Luce di Roma; i ragazzi e gli adulti che vi partecipano infatti fanno parte di gruppi diversi e questo favorisce la circolazione delle amicizie, delle idee, in definitiva la vita comune di tutto il movimento.

Ma quello che è più importante, circola nella casetta e l’anima, lo spirito di accoglienza: almeno a giudicare dagli ultimi momenti della giornata che si trasformano inevitabilmente in una festa.
Nessuno ha voglia di andare a casa, spuntano non si sa da dove, un paio di torte, le chitarre ricominciano a suonare, e solo un arrivederci, tanti arrivederci, finalmente permettono che l’assemblea si sciolga.

Lucia Bertolini, 1978


Per le attività che riprenderanno dopo le vacanze verrà mandato un foglio alla fine di Settembre.
Ricordatevi di mandare articoli, ricordi, impressioni, testimonianze, fotografie ecc. delle vostre vacanze.

Questo articolo è tratto da:
Insieme n.18, 1978

La casetta di Fede e Luce: cos’è? Che fini ha? Chi la frequenta? ultima modifica: 1978-09-08T09:30:34+00:00 da Lucia Bertolini

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