Il 14, 15, 16 Luglio si è tenuto un Katimavik al quale al quale erano invitati i partecipanti del campeggio di Alfedena e alcuni rappresentanti dei gruppi Fede e Luce d’Italia.

Insieme abbiano cercato di:

  • Approfondire ciò che vuol dire “Essere Responsabile a Fede e Luce”
  • Ritrovare un po’ di carica
  • Impostare nelle grandi linee l’anno 78/79 di Fede e Luce

Ed ecco ora le impressioni di Pierre Debergé.

Già tre mesi! Eppure non è senza una certa. nostalgia che ripenso ai giori ni passati ad Alfedena. Spesso, dei fatti, si ritiene soltanto quello che ci hanno procurato emozioni, gioie e pene.

Indubbiamente è così anche per quei tre giorni di Katimavik che hanno lasciato in tutti il ricordo di una fraternità e di un’amicizia assolutamente eccezionale.

Ma, a rischio di sorprendere alcuni, dirò che questo non si è fatto senza fatica.

Penso ai problemi di organizzazione, di alloggio, di cibo.
Penso al lavoro pesante dei giorni di campeggio.
Penso alla paura e alla stanchezza che opprimevano parecchi di noi la vigilia stessa del Katimavik e tornano alle mie orecchie i “ma è una pazzia”, “non ce la faremo mai”.

Penso anche alla partenza domenica sera: la tristezza di lasciarci, i pianti di alcuni, l’impressione comune di aver vissuto un grande momento…

Come erano lontano allora le apprensioni disfattiste (o realiste) del venerdì sera! e le labbra non cessavano di cantare le lodi e le impressioni le une più entusiaste delle altre.

Ma dobbiamo pur ammettere che tutti i problemi materiali che ci hanno fatto temere quei tre giorni di Katimavik, non si sono risolti come per incanto: casa Biondi non si è ingrandita tutt’ad un tratto, le stanze da bagno non si sono moltiplicate.

No, solo gli “smile” e i “benvenuti, più numerosi del solito, sembrava avessero lasciato gli alberi e i muri ai quali da sempre c’erano stati destinati per venire a illuminare i volti umani che avevano dimenticato come “nessuno è tanto povero da non poter sorridere”.

Fortunatamente Pablo era lì…

Come un raggio di sole era venuto con M. Francesca, Alessandro, Roberta e Valeria per ricordarci che “noi siamo la luce del mondo, e che dobbiamo far passare questa luce attraverso la nostra vita, le nostre esperienze; essere limpidi e trasparenti, al punto di riflettere la luce di Dio”.

E ciascuno, da quando il proprio sguardo aveva incontrato sul suo cammino lo sguardo di uno di questi “più piccoli” si era sentito ad un tratto responsabile, sia per la preparazione dei cartelloni che per il riassetto alle “stanze” e l’animazione del le veglie o per la cottura delle salcicce.

Devo anche dire che M. Hélène Mathieu parlandoci delle responsabilità a Fede e Luce delle necessità di impegnarsi totalmente in quello che ci era stato affidato, di comportarsi come servitori responsabili, non faceva che dire quello che si era realizzato e quello che sarebbe stata la realtà di tutto il Katimavik. Perché avevamo messo da parte le agitazioni, le amicizie troppo esclusive, per far posto allo spirito, all’ascolto dei più piccoli e ad una più grande scoperta dell’altro, “come apportatore di qualche cosa di unico e insostituibile” (Patrik).

La luce aveva cacciato le tenebre e l’audacia, la paura.

Avevamo insomma vissuto questa esperienza che la fraternità, a Fede e Luce, non può essere fatta soltanto di canti, di entusiasmo, col rischio di diventare qualcosa di deludente o di interessare solo un gruppo di amici decisamente felici di vivere insieme, soltanto tra loro.
Ma che al di là dell’aiuto, dell’amicizia o della solidarietà dovremo sempre scoprire, attraverso i nostri fratelli più fragili, la nostra debolezze e le nostre miserie” (Mariangela).

È perché avremo scoperto le nostre debolezze con l’aiuto dei più piccoli, sapremo creare delle comunità di perdono, convertirci all’altro e vivere come servi responsabili.

Forse durante questo Katimavik abbiamo vissuto un po’ di quel paradiso che, come diceva Valeria, sapendo leggere i segni possiamo vedere realizzato già su questa terra. Ma poiché, aggiungeva, questa gioia e questa felicità non sono la gioia di persone alle quali tutto va bene o che hanno una vita facile e senza sofferenza, non posso non pensare all’anno che sta per cominciare.

Due frasi mi tornano alla mente. Più che essere la conclusione di un articolo possano esse nutrire la nostra riflessione e la nostra preghiera.

“Lo spirito di Fede e Luce è vita; se non è incarnato, è angelismo; senza lo spirito l’azione diventa facilmente agitazione!

“Come di un fiore, spesso vediamo solo lo stelo e non la radice e il fiore, così spesso ci accade per un problema.

Dobbiamo fare in modo di vedere la radice, cioè da che cosa nasce una cosa e, guardare al fiore, cioè alla speranza.”(P.Louis)

Pierre Debergé, 1978

Questo articolo è tratto da:
Insieme n.19, 1978

Katimavik, una parola escquimese che vuol dire “incontro” ultima modifica: 1978-12-16T09:30:34+00:00 da Pierre Debergé

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