Perché questo titolo? Perché vorrebbe essere il tema di riflessione delle pagine che seguono: attraverso esperienze, contatti, scambi, capiamo quanto diversi sono i problemi in funzione globale di ogni famiglia, di ogni situazione, affettiva, finanziaria, ecc. Ma, riconosciamolo, anche in funzione dell’età: un bambino trova il suo posto in una famiglia in modo tutto diverso da un adulto, a maggior ragione se è handicappato. E se è profondamente handicappato, reazioni, problemi, vita pratica, preoccupazioni, avvenire, ecc, si pongono in termini tutti diversi.
Ma di chi parliamo quando diciamo: profondamente handicappati?
Pensiamo a tutti quei piccoli che sono totalmente dipendenti sul piano delle cure fisiche: mangiare, lavarsi, tenersi puliti, spostarsi e che, in più, mostrano poco o per nulla segno di conoscenza o di comunicazione. E ancora, questi bambini, già molto colpiti nel loro corpo, hanno spesso altre difficoltà oltre all’handicap mentale. Molti infatti vedono e sentono poco o male o per niente. Possono essere colpiti da paralisi più o meno importante.
Per parlare di questi bambini, che esigono tante e tante cure, abbiamo interrogato dei genitori. Leggerete in queste pagine testimonianze semplici della loro vita quotidiana, delle loro sofferenze e delle loro gioie a volte.
Ma non vogliamo dare ad altri dei modelli da seguire. Non ci sono soluzioni tipo da proporre e non ci dovrebbero essere soluzioni definitive. Ogni famiglia, ogni individuo, ogni periodo della vita è unico e i paragoni non servono mai, soprattutto in questo campo.
Così come è ammirevole che un bimbo grave trovi la sua accoglienza, così com’è, in famiglia, è altrettanto importante che esistano strutture di accoglienza per handicappati gravi.
Perché esistono genitori stanchi, che non ce la fanno; famiglie estenuate, che non possono… Affidare un bambino ad una casa che lo accolga bene non significa abbandonarlo.
Ma è fuori di dubbio, che, sia in un centro, sia in famiglia, i bambini profondamente handicappati sono, al di là del peso materiale – che non bisogna dimenticare – un interrogativo: ci forzano a rimettere in causa quasi tutti i valori della nostra società attuale: successo, bellezza, ricchezza, facilità ecc…; ci forzano a vivere spesso controcorrente, a vivere secondo altri valori.
Quali, se non quelli del Vangelo? Leggerete in queste pagine delle testimonianze di amici che, per aver vissuto momenti e giornate accanto a bambini profondamente handicappati, hanno diritto di parola.
Nei prossimi numeri di “Insieme” di quest’anno 1979 prenderemo in esame la vita con:
- I bambini “lievemente handicappati”
- Gli adulti “profondamente handicappati”
- Gli adulti “lievemente handicappati”
– Equipe di redazione, 1979