Roma, 30 gennaio 1978
Domenica avevo tanto desiderio di rivedervi e l’ho fatto. Cosa rara per me uscire sola, ma dovevo farlo, perché sapevo che vedere tutti voi mi avrebbe consolato del dolore che avevo.
Ho passato dei giorni tristi sapendo della morte di Gianluca e purtroppo io non c’ero. Sapevo però che essere insieme a voi che avevate la stessa mia pena dopo sarei stata un po’ meglio. Sono venuta, ero contenta e triste nello stesso momento e quando Louis ha celebrato la messa ero al culmine.
C’era Mariangela che teneva Chicca in braccio, la coccolava e io avrei voluto andarle vicino ed abbracciarla e farmi stringere anche io e finalmente tirare fuori tutte le lacrime che affiorano e rimandavo giù, ma non l’ho fatto per timidezza.
La morte di Gianluca è stata la sofferenza di mille mamme, ho visto Mariangela e non ci siamo dette quasi niente ma non c’è stato bisogno per capire quello che provavamo. Io l’ho letto nei suoi occhi e sicuramente anche lei nei miei ed ho capito ancora una volta quanto è consolante essere compresi senza ripetere le stesse angosce, le stesse paure.
Pau, 30 gennaio 1978
A voi tutti, amici di Fede e Luce.
Quando riceverete la mia lettera, avrete fatto di nuovo l’esperienza della vita e dell’amore, dopo questo brutto momento nel quale Gianluca ci ha lasciato.
Vi assicuro nella mia silenziosa preghiera.
Quanto vorrei che mi sentiate molto vicino e specialmente alla famiglia di Gianluca, ma noi eravamo diventati la sua “grande” famiglia.
Sia Gianluca per noi quel lumicino che ci fa credere nella Luce.
Michel
Ho sentito parlare di voi
Roma 22 maggio 1978
Cari amici di Fede e Luce,
ho sentito parlare di voi da un mio amico che frequenta il vostro gruppo.
Ieri mi sono mischiato fra le persone che sono venute alla festa della Primavera e sono rimasto molto colpito e commosso dal senso di allegria, altruismo ed amore che regna fra voi.
Avrei voluto partecipare alla vendita per poter contribuire in minima parte ad aiutarvi, ma purtroppo non ho il vostro coraggio e la vostra fede e non ho resistito nel vedere tanti bambini così colpiti per cui sono andato via con le lacrime agli occhi.
Considerate quindi questa piccola somma come un ricavo per oggetti venduti ieri.
Vi ringrazio per il bene che mi avete fatto e vi auguro sempre maggiori successi.
Scusate se rimango nell’anonimato e mi permetterò in futuro di mandarvi altre somme quando ne avrò la possibilità.
– Un vostro amico
Grazie a lei, amico, nella speranza di averla ancora fra noi, nei nostri incontri semplici e sereni na voi, 6 D
Un po’ di autocritica, amici!
Non a caso ho deciso di scrivere questo articolo nel “dopo Assisi”, reduci appunto da un’esperienza così profonda, così bella, un’esperienza che ha sicuramente lasciato qualcosa dentro ciascuno di noi, qualcosa di grande.
È per questo, amici, che ho deciso di scrivere, perché credo che non si debba vivere le nostre scelte nelle grandi occasioni, dove del resto è più facile, ma giorno dopo giorno, istante per istante, scontrarsi continuamente con la realtà nella nostra veste di amici, perché la grande impresa, da sola, non dice niente, anzi, spesso diventa un alibi per mettere in pace la nostra coscienza, per dire “sono una persona impegnata”.
Assisi mi ha dato la voglia di dare tutto me stesso, ma non una volta al mese, o una volta ogni 15 giorni, ma sempre, tutto il possibile,
– un amico
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.18, 1978