Ascolteremo questa parola di Gesù e cercheremo di rispondervi come S.Francesco, mettendo l’accento su:

  • la povertà (venerdì)
  • Maria (sabato)
  • la Chiesa (domenica)

Le riflessioni e i suggerimenti che seguono erano stati proposti alla riunione di preparazione del pellegrinaggio tenutasi a Roma il 29 ottobre ’77.

La povertà

Assisi, 1209: Francesco sceglie per i suoi fratelli il nome di”minori”. (“La nostra vocazione,egli dice, è di restare in basso, e di seguire le tracce dell’umiltà di Cristo. Noi saremo dunque “i più piccoli”, i “minori” nella Chiesa”).
1977: Insidiare la vita del più piccolo(e nella misura stessa in cui è piccolo), non è forse attentare direttamente a ciò che vi è ai più caro, di più tenero ,di più vulnerabile in Dio, la “pupilla del suo occhio” 1Zacch. 2,12; Deut. 32,10?

È necessario, a proposito della povertà, di capirsi bene sulle parole.

Nel linguaggio corrente, il “povero” è colui che non ha denaro. Ma adottare questa definizione sarebbe ridurre molto il messaggio di Assisi, e non vedere più troppo bene ciò che distingue Francesco da Diogène, per esempio.

Non potremo incontrare veramente S.Francesco d’Assisi se non diamo alla parola “povertà” il senso che lui stesso le ha dato,e che è il senso del Vangelo: non già “Beati coloro che non HANNO nulla”, ma “Beati coloro che SONO poveri”…

Il povero è il piccolo, il “senza-importanza”…

Sì, Beato lui, perché non è pieno di se stesso, perché è libero per amare.

Allora comprendiamo che se la miseria è un male che bisogna combattere con tutte le nostre forze, la povertà invece (in quel senso) è un bene che bisogna accogliere giorno per giorno.

Ecco qualche suggerimento… A ciascuno il compito di completare e trovarne le applicazioni pratiche

  1. Nel mondo di oggi, il povero è un segno di contraddizione: “Come accogliere la povertà, mentre è spesso subita,e il denaro sembra autorizzare tutti i piaceri?”
    Parlare così, significa definire la povertà unicamente in rapporto al denaro, mentre essa si definisce in rapporto alla semplicità del cuore(nella Bibbia, “il povero” è colui che non è schiavo dei suoi beni, colui che è libero per amare Dio e i suoi fratelli).
  2. Prima di essere una parola, la povertà è una realtà quotidiana che noi scopriamo nell’altro e in noi stessi. Spesso questa realtà è ignorata poiché è nascosta: essa fa paura, non la si vuol vedere.
    Come scoprire la mia povertà se io non mi conosco? Come scoprire la tua povertà se io non ti conosco?
  3. La povertà permette i veri incontri. Come stringere la tua mano, se la mia è piena?
    Per essere fratello, bisogna essere povero, Quando ci incontriamo, ci osserviamo? O meglio ci conosciamo?
  4. Per Francesco, la povertà fu prima di tutto l’incontro del poverello di Nazareth “che si è annientato fino alla morte di croce”(Fil.2). Seguendo Gesù, Francesco divenne povero.
    Dio è il primo povero. Per incontrarlo così com’è (e non come noi lo immaginiamo), bisogna lasciarsi impoverire… bisogna essere ai piedi della croce per sentirlo, oggi, dire “Ho sete”.
  5. Francesco è l’uomo della gioia, (cfr il dialogo con frate Leone sulla “perfetta letizia” nei Fioretti). La sua povertà non è fatta di tristezza, d’invidia o di odio. Il suo messaggio è impregnato da una gioia tanto più vera quanto la sofferenza non vi è assente.
    Per chi è in una situazione drammatica, la gioia degli altri può essere uno scandalo… La gioia di tutti è possibile soltanto se la pena di ciascuno è stata presa sul serio.
  6. Il povero non riceve che per donare. Più riceve e più dona… Anche quando riceve poco, anche quando sembra non ricevere nulla.
    Povertà e condivisione….
  7. “Il senso profetico del povero”… Il povero è per noi come una parola di Dio che ci invita ad andare più lontano. È da questo punto di vista, tutti noi siamo poveri gli uni per gli altri. L’esistenza del povero disturba, allo stesso modo che la parola di Dio disturba… Andare in pellegrinaggio è accettare di lasciarsi scomodare.

Maria

Greccio, 1223: Spinto dall’amore per Gesù povero e per Sua madre povera; Francesco organizza, la notte di Natale, il primo presepio,in una stalla.
1978 : in diversi paesi,delle comunità riscoprono il posto occupato da Maria nella fede viva dei primi cristiani.

Incontrare Maria ad Assisi, non è prima di tutto un affare di “devozione” né di pietà personale. È unirsi al canto sempre attuale di Colei la cui gioia esulta fra i poveri.

Il Concilio ce l’ha ricordato con molta forza: “Maria occupa il primo posto fra gli umili e i poveri del Signore che sperano e ricevono la salvezza da Lui con fiducia” 2Lumen Gentium, 55.

“Fede e Luce” è nata a Lourdes, nella Pasqua del 1971, allo stesso posto in cui la vergine si era mostrata ad un umile ragazza del paese. Segno di speranza per il mondo d’oggi.

“È per mezzo di Maria che la salvezza del mondo è cominciata, è per mezzo di Maria che dovrà essere compiuta” 3St L.M. Grignion de Montfort (T.V.D., 49)

Il pellegrinaggio ci farà riscoprire la Madre di Gesù così come ci è presentata dalla Parola di Dio: umile donna a Nazareth, madre nostra alla croce, e vicinissima nella gloria dell’assunzione.

La nostra marcia verso Assisi può essere un cammino di conversione se viene fatta in compagnia di Colei che per prima ha donato Gesù al mondo.

Ecco qualche suggerimento… A ciascuno il compito di completare e trovarne le applicazioni pratiche:

  1. Se Maria non avesse detto “sì” 2000 anni fa, noi oggi non staremmo a parlare di Francesco. Il coraggio necessario ad alcuni genitori per dire “sì” giorno dopo giorno…
    Dire “sì” a qualcosa che ci sorpassa, che non sempre si capisce…
  2. È impossibile incontrare il poverello d’Assisi senza ricordare la folla innumerevole dei “poveri di Yahvè”, la cui preghiera fu esaudita in Maria di Nazareth.
    La solitudine è un ostacolo alla gioia… Nei nostri incontri, siamo abbastanza attenti a chi è assente ?
  3. Il semplice fatto dello splendore di Assisi è già un interrogativo. Sette secoli dopo Francesco,eccoci in pellegrinaggio… Esiste una fecondità di Francesco,come esiste una fecondità di Maria: è la fecondità dei poveri.
    A “Fede e Luce”, qual è la fecondità dei poveri? Come spiegare la luminosità di questa o quella persona?
  4. Ad Assisi (Francesco) come a Lourdes (Bernadette), il povero occupa il primo posto.
    Cosa fare perché egli lo occupi anche altrove?
  5. La gioia di Maria, come quella di Francesco, non era senza sofferenza. Spesso il Vangelo ce la mostra in mezzo all’incomprensione. Era presente alla croce.
    La gioia non è la soddisfazione di colui che riesce in tutto… La gioia che noi proponiamo nelle nostre feste è alla portata di tutti?
  6. Con tutta la sua vita, Francesco ci ricorda che per somigliare a Gesù, bisogna nascere da Maria.
    Maria è Madre della chiesa… approfondiamo il senso della consacrazione a Maria.

La chiesa

Roma, 1210: Francesco,accompagnato dai suoi fratelli, presenta il suo disegno di vita al papa Innocenzo III,che lo approva.
Roma, 1975: Venuti da diversi paesi, i pellegrini di “Fede e Luce”sono ricevuti in udienza da Paolo VI in | occasione dell’anno santo.

“Non si può isolare l’amore di Francesco per Gesù Cristo dal suo amore per la Chiesa di Cristo.
Questo atteggiamento di amore e di rispetto contrasta con il disprezzo di molti cristiani del suo tempo, che volevano
vivere il Vangelo, ma senza l’intermediario della Chiesa.
Francesco non cedette mai questa tentazione che riappare ogni tanto nella storia presso coloro che sono scandalizzati dall’atteggiamento degli “uomini di chiesa”: lasciare la chiesa ufficiale, per meglio vivere il Vangelo.

Certamente, Francesco volle condurre una vita secondo il Vangelo. Soffrì delle insufficienze e delle colpe dei “cristiani”. Ma fu troppo umile per giudicare gli altri dall’alto. Conosceva troppo il cuore dell’uomo, per non scoprire l’orgoglio e la volontà di potenza (più o meno coscienti) in coloro che si dicono puri e vogliono capovolgere tutto in nome di questa purezza.” 4Charles Klein, Francois d’Assise, Ed. SOS. Paris, 1976, pp.152-153

Ecco qualche suggerimento… A ciascuno il compito di completare e trovarne le applicazioni pratiche:

  1. La chiesa al tempo di Francesco, conosceva degli eccessi e degli abusi. Nonostante ciò Francesco non l’ha lasciata.
    Il nostro sguardo verso la chiesa è soltanto sociologico, oppure resta uno sguardo filiale?
  2. Scegliendo “l’ultimo posto” Francesco ha contribuito al rinnovamento della chiesa.
    In tutte le epoche, il “ritorno al Vangelo” è stato un fattore importante di rinnovamento. Sappiamo riconoscere i segni di rinnovamento nella Chiesa di oggi?
  3. “Ricostruisci la mia chiesa”… queste parole di Gesù non riguardavano soltanto il vecchio edificio di S. Damiano, ma tutta la chiesa.
    Siamo tutti responsabili dell’edificazione della Chiesa. Qual è la mia parte in questa costruzione?
  4. La Chiesa è una famiglia. Ha il volto che noi le diamo.
  5. La povertà di Francesco gli permetteva di accogliere tutti gli uomini. È fratello universale. Assisi è divenuto un luogo di riconciliazione per molti cristiani e per molti uomini.
    Dimensione ecumenica di Fede e Luce.

L.S., 1978

Questo articolo è tratto da:
Insieme n.17, 1978

Beati i poveri – Suggerimenti per le tra giornate ad Assisi 1978 ultima modifica: 1978-06-14T11:59:34+00:00 da Redazione

Ogni mese inviamo una newsletter

Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.

Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.

Ti sei iscritto. Grazie e a presto... anzi alla prossima newsletter ;) Se ti va, quando la ricevi, facci sapere che ne pensi. Ci farebbe molto piacere.