Dal 13 al 15 gennaio ’78, si è tenuta a Bruxelles una Riunione Internazionale dei delegati di Fede e Luce, 80 persone di 16 paesi 1Canada, Stati Uniti, Portogallo, Spagna, Francia, Italia, Svizzera, Austria, Germania, Lussemburgo, Danimarca, Belgio, Inghilterra; Scozia, Irlanda, Polonia; il Brasile non è potuto venire, per la distanza, si sono ritrovate per un tempo intenso di scambio e di preghiera.
Dato il numero dei paesi rappresentati e la ricchezze degli scambi, l’incontro ha avuto un’importanza particolare per la crescita di Fede e Luce. Quanto è stato vissuto in quei tre giorni dovrebbe alimentare la vita dei gruppi Fede e Luce, tenuto conto della personalità di ogni paese.
Sette persone provenienti da diverse città, facevano parte della delegazione italiana: Anna Maria (Milano); Liliana (Cuneo); Don Francesco (Parma); Mariangela; Romeo, Clara, Maria Grazia (Roma). Il Padre Luis partecipava al viaggio come invitato dagli organizzatori per la tavola rotonda sul “Diritto alla vita”.
Non meno di 22 ore di treno fra il momento in cui un piccolo gruppo di amici cantava “arrivederci” sul binario della stazione di Roma e il momento in cui un altro gruppo ci aiutava a far scendere le valigie a Bruxelles…
Intanto i nostri tre amici del “Nord” ci avevano raggiunto a Milano che, coperta di neve, ci preparava già al clima di Bruxelles. Il fischio del treno interrompe una battaglia di palle di neve e ci spinge agli ultimi preparativi.
Per molti di noi era la prima volta che andavamo a Bruxelles. Ma la accoglienza calorosa dei nostri amici (tra i quali abbiamo ritrovato Elsa!) ci ha reso la città subito famigliare. Il momento indimenticabile che abbiamo passato al “Toit”, Foyer dell’Arche situato nel centro della città, ci ha mostrato dall’interno cos’è la vita di questa comunità e la speranza che l’anima: è una ‘famiglia dove ognuno fa del suo meglio per mettere in comune i beni materiali e spirituali. Patrick, uno dei membri della comunità diceva: “Quando si crede nell’altro, non si sa più chi dà e chi riceve. E si è molto felici”.
Ecco il segreto di questa vita comunitaria, che si tratti dei pranzi, del lavoro o del tempo libero. La messa, celebrata tutte le sere da Padre Roberti, alimenta questo spirito di famiglia e riunisce i membri dei Toyers vicini e gli amici del quartiere.
Qualche ora più tardi, siamo andati alla casa dei Francescani, per l’inizio del nostro incontro. Che avventura!.. Immaginate 80 persone con 80 valigie, qualche chitarra e altri oggetti più o meno bizzarri, riuniti attorno ad una tavola, domandando 80 cose insieme… Ogni tanto un grido: il ritrovarsi, che ci ricordava che a Fede e Luce l’amicizia non conosce frontiere.
La prova! La cena è stata davvero internazionale. L’Italia aveva portato del prosciutto (di Parma naturalmente), L’Irlanda dei salamini, la Trancia del formaggio… Peccato che si sia dovuto innaffiare tanto ben di Dio soltanto con la birra!
I canti, iniziati mentre lavavamo i piatti, sono continuati durante la veglia dove ogni paese ha presentato un canto
mimato (Mattone su mattone… lo conoscete?!)
Le giornate erano presiedute dall’Equipe Internazionale: Jean Vanier: coordinatore; Marie Hélène Mathieu: vice coordinatrice; Padre Hviid: assistente internazionale.
A ciascuno di loro era affidato uno dei temi fissati per la giornata:
- “La Comunità Fede e Luce”
- “Il profetismo del povero”
- “L’ascolto”.
Prima di cominciare, il venerdì mattina, Jean Vanier ci ha ricordato i motivi della nostra presenza a Bruxelles:
“A parole sappiamo molto bene che con le Beatitudini Gesù rovescia tutti i sistemi. Ma nel nostro intimo, non abbiamo ancora rinunciato alla gerarchia del mondo. Siamo qui per stimolare la nostra fede e per credere di più alla gerarchia delle Beatitudini!
La nascita di Fede e Luce è stata la nascita di una famiglia. È necessario ritrovarsi ogni tanto per manifestarci che questa famiglia esiste!
“Fede e Luce vive in un mondo difficile. C’è il male nel mondo. Bisogna che Fede e Luce sappia entrare nella lotta.
Dobbiamo essere pronti ad essere perseguitati. Il povero dà fastidio; lo si uccide. Ecco perché Fede e Luce non può permettersi di esser un movimento unicamente sentimentale. Fede e Luce non è una banda di sentimentali. Ci vuole competenza. I discepoli di Gesù devono vivere nella verità, non nel puro sentimento o nel paternalismo.“
Poi abbiamo ascoltato i coordinatori di ogni paese presentare la loro équipe e il modo in cui Fede e Luce è vissuta nei loro paesi, e questo con l’aiuto di una carta geografica illustrata da fotografie commentate in francese e in inglese (queste lingue sono state adottate per gli scambi durante tutto il soggiorno).
Ricordiamo due parole di questa presentazione: diversità e unità. Quale differenza tra la Francia che conta 40 gruppi Fede e Luce e la Polonia per esempio, la cui unica rappresentante porta quasi da sola la speranza per tutto il paese!
Ma come dubitare che, in tutti questi paesi, lo stesso Spirito rende possibile ciò che, fino ad ora, sembrava impossibile? L’abbiamo constatato quando abbiamo potuto ascoltarci negli incontri a piccoli gruppi: lo studente spagnolo, la mamma danese o la giovane austriaca portavano testimonianze diverse ma profondamente simili nell’essenziale.
Le preghiera sosteneva queste giornate, ci manteneva all’ascolto dello Spirito Santo e ci aiutava a riconoscerlo presente nell’altro.
Ho scoperto, parlando con qualcuno, che Gesù non è una parola che esprime un’idea o un ricordo, né un’esaltazione mistica, ma una persona che vive e ne ho avuto la conferma nei volti di Patrick e Marie Jo che parlano di gioia e di libertà”.
Questa preghiera non ci riusciva difficile, malgrado le numeroso attività: era come l’ambiente nel quale era immersa tutta la giornata.
La conversazione di P. HVIID su “La Comunità Fede e Luce” il venerdì pomeriggio, ci ha invitato a guardare la realtà
senta compiacimenti:
Fede e Luce inizia oggi una seconda tappa; una tappa in cui dobbiamo maturare, in cui bisogna riflettere e cercare di comprendere qual è il ruolo di Fede e Luce di fronte alla situazione di oggi. perché questa situazione è molto diversa da quella del ’69. (nascita di Fede e Luce) Oggi abbiamo l’aborto, l’eutanasia. Oggi la società accusa gli “handicappati” di essere “troppo costosi”, E si domanda: “Chi deve sopravvivere?” Ci si rende conto che le Istituzioni non sono la soluzione, L’ottimismo degli anni ’60 ha fatto” posto alla depressione e alla sfiducia degli anni ’70. Dov’è Fede e Luce in tutto questo? Qual è la nostra vocazione? Cosa attende Dio da noi? Come realizzare la comunità in questa società così divisa, così alienata? Abbiamo ricevuto un talento, ma siamo obbligati a sviluppare questo talento che Dio ci ha dato dandoci Fede e Luce” (cfr Mt. XXV, 14-30)
L’Eucaristia, animata dall’Inghilterra, è stata seguita dalla cena e dalla veglia durante la quale abbiamo ascoltato numerose testimonianze. Gli amici del “Toit” che ci avevano raggiunto, sono stati, come noi toccati dalla lunga testimonianza piena di verità di una, mamma:
Ci sono tutti coloro che sono poveri nei loro gesti, nello parole, nei loro atteggiamenti… Si scopre Gesù in loro, È attraverso Jean Pierre che noi scopriamo Gesù. E questo non possiamo tenerlo per noi, non è possibile! È troppo forte, farebbe scoppiare il cuore. Bisogna passarlo ad altri, è impossibile tenerlo per sé. BisogNa ancora andarlo a dire.
Bisogna andare a trovare altri genitori, quelli che sono nella sofferenza. Bisogna dirglielo! Sì, è duro; certamente è difficile! Sono 365 giorni su 365, e le notti e bisogna ricominciare! A volte se ne ha, ma davvero… fino sopra la tosta!
Per andare a trovare i genitori e trasmettere loro questo messaggio che si è scoperto nei nostri figli, non c’è che Fede e Luce per aiutarci. Perché dalla socieà, siamo trattati da svitati e visionari, siamo “suonati”, siamo come i nostri figli!
Sabato è cominciato con la presentazione dei paesi che non avevamo ancora sentito. Fra loro, due giovani rappresentanti americani (il cui canto ritmato la prima sera ci aveva fatto sudare!), ci hanno parlato delle. difficoltà che incontrano a diffondere Fede e Luce nel loro grande paese.
Questo difficoltà che ci oltrepassano, domandano un aiuto che ci oltrepassa:
Tu, Signore Gesù, Tu sei l’Amico,
Grazie per la tua Morte e per la tua Resurrezione,
Spirito Santo, Tu ci dai un cuore nuovo:
tienici lontano: dalla Torre di Babele,
conservaci piccoli nell’umiltà” Estratto dalla preghiera che il dartta Yasse s medico e amico di Fede. e Luce, ha recitato nella cappella sabato mattina.
Dopo pranzo, appuntamento al Collège St. Michel, nel centro di Bruxelles! La sala immensa. Quando arriviamo i gradini sono quasi pieni. Gli amici di Fede e Luce sono venuti da tutti gli angoli del Belgio, e si canta in tutte le lingue.
La messa, che come tutti i sabati si celebra in questo luogo, è presieduta da P. Roberti e sta per cominciare. Prima, la parola di Jean Vanier ci prepara alla celebrazione:
Come Gesù, il povero ci disturba. Per questo è profetico; egli è per noi come una parola di Dio: lo fuggiamo e lo seguiamo
Sarebbe mancato qualcosa a queste giornate, che ci ha riuniti tutti quella sera in un crescendo di gioia e di amicizia. Con canti, giochi, balli, ci ha ricordato che la festa è un elemento essenziale della vita di Fede e Luce.
Una sorpresa ci aspettava domenica mattina! La composizione della Equipe Internazionale è modificata: mentre Jean Vanier rimane nella famiglia di Fede e Luce come amico e ispiratore, Marie Hélène prende l’incarico di coordinatrice internazionale.
I paesi sono raggruppati in tre regioni: America, Paesi latini e Paesi anglosassoni. Tre vice coordinatori (uno per regione) assistono Marie Hélène.
Monsignor Brewen, vescovo di Inghilterra, fa ormai parte, anche lui, dell’Equipe Internazionale. Mgr, Brewer è stato per parecchi anni superiore del Seminario Inglese a Roma, il che spiega perché parli così bene l’italiano.
Questo pastore; che conosce Fede e Luce da tanto tempo, garantirà il rispetto del carisma proprio di Fede e Luce; in seno alla Comunione Ecclesiale.
L’ultimo dei tre temi di riflessione: “L’Ascolto”
“Chi ascoltare?” chiese Marie Hélène.
Ascoltiamo chi abbiamo di fronte, chi incontriamo nelle nostre comunità, fra i nostri amici. Ma c’è anche chi non incontriamo, chi non ascoltiamo perché completamente messo da parte; in particolare negli ospedali psichiatrici. Penso che a Fede e Luce bisognerebbe avere sempre di più la preoccupazione di ascoltare quelli non possiamo ascoltare perché sono stati scartati e non c’è più nessuno attorno a loro”
Alla preghiera (animata dall’Italia) e poi al pranzo di addio, i vari paesi si sono scambiati i doni portati.
L’Italia ha offerto alla Germania una Croce di S. Francesco d’Assisi e ha ricevuto dalla Francia una croce costruita in un centro dell’Alsazia. Il nostro cero è stato dato all’Inghilterra e la campana al Portogallo.
Siamo tornati con un magnifico cero del Lussemburgo.
Molto apprezzati sono stati anche i quadri Fede e Luce di cui solo Parma conosce il segreto!
Dopo le tavole rotonde in francese (“Il Diritto alla vita”) e in inglese (“La Chiesa e la persona handicappata”), Jean Vanier ha preso la parola per l’ultima volta. Il suo messaggio di arrivederci è stato insieme un’esortazione e un programma:
Gesù ci ha fatto un dono eccezionale nell’internazionalità. Restiamo tutti molto attenti ai fratelli del mondo intero. Il pericolo è che un giorno ci chiudiamo nella nostra piccola città e nel nostro territorio. Ci sono barriere di lingue che rendono le cose difficili… Il povero, il piccolo è qui per aiutarci a capire che dobbiamo superare i nostri problemi
L’ultima Eucarestia ci ha avvicinato al Carmelo di Cognac. Mgr. Brewer portava infatti una stola ricamata appositamente per Fede e Luce dalle religiose di questa comunità, rappresentante il disegno conosciuto di Meb: la Luce del sole ci illumina, malgrado le nuvole.
Momento di raccoglimento ma anche di invio in missione. Durante la preghiera universale o durante il bacio di pace, pensiamo ormai a quelli che presto ritroveremo. Li abbiamo sentiti sempre molto vicini. La loro amicizia e il loro aiuto nella preghiera ci hanno molto sostenuto durante questi giorni. Ma ormai un legame più stretto ci legava agli altri rappresentanti e a quelli che ognuno portava nel cuore.
In questo spirito ci siamo scambiati dei biglietti sui quali ciascuno aveva scritto un pensiero e una frase del Vangelo.
Valigie… Baci… È il momento di partire! stessa scena di tre giorni prima, ma al contrario: 80 persone che scambiano 80 indirizzi, con la promessa che continueremo a vivere domani, malgrado il tempo e le distanze, quello che abbiamo scoperto insieme oggi.
Di ritorno in Italia, ognuno sente profondamente che ha vissuto qualcosa di importante. Ma questo incontro di Bruxelles avrà tutto il suo senso solo se la speranza sorta in ciascuno dei partecipanti sarà comunicata ad ogni paese, ad ogni città, ad ogni gruppo, ad ogni persona.
Quando si crede nell’altro,
non si sa più chi dà e chi riceve.
E si è molto felici!
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.16, 1978