Per la terza volta ad Alfedena un gruppo di amici si è ritrovato per vivere fraternamente qualche settimana in comunione.

Le eco entusiaste che seguono, dicono a che punto l’esperienza è stata positiva. Ma non dobbiamo dimenticare che queste tre settimane di vacanze sono state rese possibili da una preparazione e un’organizzazione minuziosa.

La preparazione è cominciata un buon mese prima ed ha occupato assiduamente non meno di 15 persone le quali, in piccole équipes, si sono occupati dei diversi aspetti dell’organizzazione:

  • inviti ragazzi
  • schede
  • inviti amici
  • viaggio per due turni
  • quote di partecipazione e bilancio materiale necessario
  • spesa generale

Durante il soggiorno una, due, o più persone secondo i casi, si sono rese responsabili di ogni aspetto della vita quotidiana, senza eccezione alcuna.

Vi riportiamo qui di seguito un esempio di quanto abbiamo accennato, pensando di fare cosa gradita a chi si occupa di organizzazioni del genere.

Vacanze 1978 – Responsabilità al campo

 
  1° Turno 2° Turno
1. Medicinale Lucetta Battilani, Francesca Donati Italia Valle, Francesca Speranza
2. Organizzazione attività Guenda Malevezzi, Pierre Debergé Clara Boni, Francesca Mancini
3. Preparazione veglia Vita Palmisano, Cecilia Gonnelli, Giulio Baruzzi, Luisa Giordano Robert Michit, Cristina Speranza, Stefano Guarino, Patrick Thonon
 
  1° Turno 2° Turno
a. Resp. esecuzione e scelte giornaliere M.Teresa Donati Marianeve Petrucci
b. Cucina Guenda Malevezzi, Silvia Donati Italia Valle, Pierre Debergé
c. Lavaggio piatti e pulizia cucina Settimio Pucci + 3 Robert Michit +3
d. Spesa George Paquet + 3 Mariangela Bertolini, Patrick Thonon
e. Pulizie locali Pierre Debergé + 2 George Paquet + 2
f. Pulizia Bagni Vito Palmisano Luis Sankalé
g. Apparecchio/sparecchio tavola Giulio Barluzzi, Maurizio Parruzza, Nanni Bertolini Vito Palmisano, Carmelina, Nanni Bertolini + 2

Nel caso di impossibilità o di giorno libero riferire alla responsabile:
1° turno Maria Neve Petrucci
2° turno Maria Teresa Donati

Ed ora qualche eco di 3 partecipanti

Al di là delle parole

Ho sentito dire, una volta, che l’importante non è fare cose straordinarie, ma cose ordinarie in modo straordinario. Beh, è quanto ho trovato ad Alfedena.

La vita al Campo
È stata la prima volta che ho partecipato ad un campeggio Fede e Luce. Non c’è stato nulla, nei suoi avvenimenti concreti, al di fuori di ciò che può avvenire in una famiglia (numerosa è vero). Ciò che ho trovato eccezionale è lo spirito con cui si è vissuto.

Apparentemente del campo si possono ricordare le passeggiate a S.Francesco, al lago, a Scontrone, i giochi, le veglie, le Messe nella cappella o nel giardino, i canti, le feste organizzate per il compleanno di Vincenzo e di Paolo, la gite alla Meta… ma per me del campo, è stato importante l’incontro a tutti i livelli, in tutti i modi, con tutti.

Al Katimavik 1Il Katimavik è un momento di preghiera e silenzio nei ritiri della comunità Fede e Luce, dove i partecipanti possono incontrare Gesù presente nell’Eucaristia e ritrovare la propria vita spirituale. La parola “Katimavik” è un’espressione inuit che significa “luogo di incontro” ci siamo incontrati con persone di altre città, abbiamo parlato, cantato, pregato insieme ed ogni volta al di là delle parole c’era un legame più profondo che si stabiliva con il sorriso di Marie-Helène, lo sguardo intenso di Alessandro o di Louis, una stretta di mano di Stefano, l’abbraccio di Roberta.

Al campo i momenti che ho vissuto più intensamente, col cuore e non col cervello, sono stati quelli passati con i più piccoli, seduta con Chicca tra le braccia, di corsa dietro a Giorgio, ad aspettare pazientemente che Carla finisse una frase, con Sabina, con Maurizio non ci sono state inutili parole, solo lunghi silenzi pieni di una presenza infinitamente grande e misteriosa, che ognuno avvertiva personalmente.

Mi sono accorta che Cristo era con noi ogni momento per condividere gioie e difficoltà, e Chicca, Roberto, Vincenzo, Giorgio mi hanno insegnato ad avvicinarmi a lui in modo più vero, non con le parole, perché per pregare non c’è sempre bisogno di parole.

Lucia Pennisi


Una presenza tangibile

Ho trovato tutti a braccia aperte, felici, canti o meglio schiamazzi; l’immancabile cartellone con scritto “BENVENUTI”: in poche parole c’era la presenza di Cristo tra noi, una presenza tangibile e visibile nelle strette di mano, nei sorrisi di tutti.

Dopo il Katimavik è incominciata per me la vita del campo. Era la terza volta che andavo ad Alfedena e credevo di sapere cosa mi aspettava. Invece è stato diverso dal previsto: la vita è stata molto più attiva, al meno per me.

La “Messa” all’alba con Louis è stata favolosa, eravamo sempre in pochi, assonnati e con l’aspetto di chi si è appena svegliato; iniziavamo la giornata dopo aver ricevuto dal Corpo di Cristo la forza per viverla più semplicemente possibile.

Ho cercato di trasformare la forza che Gesù mi dava in umiltà, responsabilità, disponibilità .
Per la prima volta prima di dire “ciao” e “Buongiorno” a tutti, ho sentito il bisogno di dirlo a Gesù.

Ad Alfedena l’amicizia che già ci legava o che ha unito persone mai incontrate prima non è nata per caso: non è un caso sentirsi fratelli e comprendersi anche se solo poche ore prima l’altro era un volto sconosciuto.

Cosi che risate parlare con Patrick, il quale il più delle volte, dopo avermi ripetuto per la quinta volta la stessa frase, mi diceva “cre – ti – na” e scoppiava a ridere… e con Settimio che durante la siesta ci ammorbava strimpellando la chitarra e storpiando tutte le canzoni intervallandole con “sta zitto e dormi” rivolto a Roberto…

Francesca Speranza


Gioia e Mistero

Prima avventura di viaggio. Arrivo all’aeroporto di Roma ed un’ambulanza viene a prendermi all’aereo. Da lì mi conducono in una piccola stanza sconosciuta al pubblico: non sapevano più cosa fare di me ed io mi chiedevo come poter avvertire Maria Grazia che mi aspettava all’uscita della dogana.

Finalmente; dopo lunghe spiegazioni nel mio stentato italiano, sono riuscito a farmi capire e sono venuti a prendermi: che gioia rivedere anche Marie Hélène Mathieu

Dopo un “gioco di incastro” per entrare nella macchina siamo partiti di filato per Alfedena . Là è subito esplosa la gioia del ritrovarsi insieme con tutto questo piccolo mondo in mezzo al quale mi sento veramente in famiglia.

Durante i due giorni di “katimavik” abbiamo condiviso le diverse esperienze vissute nei gruppi italiani di Fede e luce: erano presenti amici venuti da Cuneo, Milano, Parma, Roma.

Abbiamo riflettuto principalmente su come poter fare affinché le tre componenti Fede e Luce si sentono realmente riconosciute ed accolte in seno al gruppo; Mariangela e Valeria hanno esposto in termini molto profondi il senso di Fede e Luce: parole assai dure ma vere.
Era in un certo senso una spiegazione delle Beatitudini.

Il lunedì mattina sono arrivati Roberto, Giorgio Vincenzo e gli altri con i quali avremmo passato 12 giorni di gioia, impregnati di mistero.
Il mistero di Sabina e di Maurizio che non parlano, non vedono, non sentono,ma erano semplicemente là in mezzo a noi.
In Roberto e Paolo intuivamo molta sofferenza, la paure di essere rifiutati; Vincenzo si abbronzava al sole, dove va pensare a molte cose ma, ahimé, non riesce ad esprimerle.
Non scoppiare a ridere insieme a Carla era impossibile; quando eravamo troppo seri arrivava Chicca a tirarci il naso e le orecchie con l’aria di prenderci in giro.

Sarà impossibile dimenticare la gioia di Giorgio e la sua frase storica durante l’ascensione alla Meta “Ma chi ha portato qui tutti questi sassi?!” mentre cercava con cura di sgombrare il sentiero.

Ah!, questa Meta – 2247 metri di altitudine – la ricorderemo a lungo. Ogni pietra del cammino rappresentava un po’ le difficoltà della vita, ma quanta gioia arrivati in cima, su di un prato colorato di mille piccoli fiori blu!

Al ritorno eravamo felici perché tutte le difficoltà della montagna le avevamo superate insieme, cosa molto significativa per Fede e Luce.

Durante il campeggio ho avuto il dono anche di scoprire il breviario, questa preghiera che ci unisce a tutta la Chiesa e attraverso la quale sentiamo la mano amorosa di Dio posata sulla nostra spalla.

Il prato di S. Francesco “resterà inciso nella nostra memoria: quale luogo di pace per la nostra sensibilità a volte così fragile…”

Durante la veglia, al katimavik, vissuta lassù lo spirito della festa vera era tra di noi.
Spirito d’altronde presente durante tutto il campo attraverso mille piccole attenzioni indicibili qui.
In ognuno era veramente viva la volontà di essere gli uni per gli altri: era magnifico.
Grazie a S. Francesco e a Francesca di averci dato questo luogo di pace.

Il campo non può fermarsi e la settimana scorsa io lo vivevo ancora davanti la grotta di Lourdes dove Bernadette ci insegna ad essere piccoli con una fiducia totale in Dio nostro Salvatore…

Beati coloro che sono privi di tutto,

Patrick Thonon, 1978

Questo articolo è tratto da:
Insieme n.19, 1978

Alfedena 1978 ultima modifica: 1978-12-21T09:30:34+00:00 da Redazione

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