È questo un libro che può interessare parecchie persone anche se bisogna dire che, essendo molto particolareggiato, certe pagine possono risultare pesanti e che l’atteggiamento mentale dell’autrice ci è, per alcuni versi, piuttosto lontano.
Proverbi agonista del libro è Paolo, il secondo figlio dell’autrice, che a quattro anni è diagnosticato subnormale ed epilettico. Da questo momento egli trascina la madre, quasi tenendola per mano, nel mondo de “gli altri”, i subnormali. È la madre che scrive, agisce, lotta e lavora ma è Paolo che illumina le pagine del libro con il suo sorriso allegro e con i suoi capelli biondi.
Dove va all’asilo un bambino come Paolo? dove va a scuola? A chi viene affidato, come viene educato, in che ambienti è ricevuto? L’autrice non si limita a interrogare se stessa, che le è vicino, chi è responsabile. Di fronte alla mancanza di strutture, alle carenze spaventose di una società che sembra ignorare l’esistenza di bisogni fondamentali, si impegna al massimo nella ricerca e nell’attuazione di soluzioni valide e serie al Proverbi lema dell’educazione e della socializzazione dei giovani subnormali.
Ma è un compito gravoso che si fa sempre più difficile mano a mano che si scontra con complicazioni burocratiche e piccoli e grossi tornaconti personali. La storia, che diventa ben presto una indagine socio-politica, mette a nudo una realtà che non si limita certo a Torino e a Ivrea, dove si svolge, ma è comune a tutto il nostro paese: l’esistenza di una lunga serie di enti e associazioni che dovrebbero servire ai bisogni più importanti della gente ma che finiscono per servire soltanto se stessi.
L’energia e la tenacia delle madre non sono solo per Paolo; accanto a lui si fanno in primo piano altre figure di bambini, ragazzi e ragazze, adulti, che l’autrice dimostra ugualmente di rispettare: direi che è questo amore, serio e attento, la parte più preziosa del libro che può farlo apprezzare anche da chi non è disponibile a condividerne ogni pagina, ogni riflessione.
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.13, 1977