Grazie Signore; è la prima volta che un ragazzo ha cantato e suonato una canzone tutta per me. La musica mi è piaciuta, le parole io le ho capite poco, ma ai miei genitori avrebbero fatto tanto piacere:
“È una bella mattina,
ed è qui con noi una bella bambina;
è festa oggi,
ed è venuta a mangiare con noi M.,
una simpatica bambina.”
Voi eravate lì, in tanti, tutti per noi e noi tutti per voi. Non abbiamo fatto granché vero ? Io non so parlare, non so ascoltare, non so fare niente. Voi mi avete accolto come una di voi; abbiamo fatto insieme il presepe con la carta e i colori, abbiamo mangiato insieme e voi ci avete imboccati. Abbiamo fatto festa. Abbiamo pregato.
Io ho urlato un bel po’, ho cercato di parlarvi, a modo mio. Voi, avete capito quello che volevo dire: siamo in molti così, un po’ ridotti male all’apparenza: chi non cammina, chi grida, chi bava, chi si muove troppo, chi rompe tutto, chi tira pugni per fare una carezza, chi tira i capelli, chi parla parla parla, sempre della stessa cosa…
Voi, tutti, piccoli e grandi, ragazzi e ragazze, pieni di tanti problemi che la vita di oggi vi pone, siete stati capaci di andare al di là dell’apparenza. Non avete paura di noi. Non ci guardate in modo strano e imbarazzato. Non fate finta di niente o continuate per la vostra strada.
Voi, vi siete fermati, e, con qualche sforzo certamente, ma con grande coraggio e generosità, avete aperto il vostro cuore al nostro “incontro”.
Ve l’ho già detto: non so parlare e nemmeno scrivere, ma ho pensato che almeno per Natale dovevo dirvi qualcosa a nome di tutti gli altri: fa bene a voi e a noi sentirci stretti per mano e camminare avanti insieme, sicuri e certi di portarci a vicenda e di poter credere che così, insieme, è Natale ogni giorno.
«Non lasciare indietro nessuno sulla strada che porta verso la luce” Pater Rosegger
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.12, 1977