È stato per noi un “ricaricarci” di tutto questo: cosa indispensabile, non solo se si vuole andare avanti ogni giorno, ma anche guardare avanti e vedere lontano, per essere “i collaboratori dello Spirito, in ascolto di Lui” (parole del vescovo di Parma nella veglia in S. Pietro); e per poter preparare ai nostri figli un futuro migliore e a noi genitori una prospettiva reale di serenità.
È con questo spirito che ci siamo ritrovati a Parma nell’incontro con l’Arche 1L’Arche è il villaggio dove Jean Vanier vive con handicappati, adulti e amici..
Leggendo l’altro giorno la raccolta di pensieri ho trovato questi due detti che voglio dividere con noi, perché mi sembrano molto intonati all’atmosfera di Parma.
Il primo (R.Richmond) dice: “Iddio ha fatto questo mondo, nonostante ciò che gli uomini fanno di tanto in tanto per distruggerlo, un luogo pieno di bellezza e di miracoli; un luogo in cui Egli ha posto più bontà di quanto noi di solito crediamo. E così io dico fra me; non devo forse fermarmi a nutrirmi di bellezza e di miracoli… per dare il mio piccolo contributo di bontà? E non devo nel mio intimo esserne grato?”.
Il secondo pensiero (di Eraclito) dice: “La maggior parte del divino sfugge alla conoscenza per mancanza di fiducia“.
Ecco: nell’incontro di Parma, vissuto nella nostra fraternità e gioia, noi ci siamo letteralmente “nutriti della bellezza e dei miracoli” dell’amicizia, e abbiamo sentito, direi quasi toccato con mani, il Divino accanto a noi: ci si rivelava nell’incontro sereno, commosso e piano di fiducia: fiducia in Dio prima di tutto (può il Padre abbandonare i figli che gridano a Lui?); e fiducia negli altri.
Quella fiducia negli altri che tanto spesso sentiamo morire in noi nella vita di oggi, in mezzo all’egoismo e alla chiusura mentale degli altri intorno a noi.
Ma passiamo direttamente alla cronaca dei fatti: essi ci parleranno da soli.
Partiti Sabato mattina: pioggia leggera, ma tutti contenti di non avere il caldo! Tutti puntualissimi: Padre Michel con il suo sorriso e il suo prezioso flauto (quanto ci ha rallegrato!); i papà e le mamme sorridenti; e… “Bravo! Bravo! Bravo bravissimo!” ai nostri ragazzi.
Viaggio ottimo, con piccole soste per ristorarci.
Un pullman pieno di allegria, di musica, di risate… tutti così, i piccoli e anche i grandi, felici di ridiventare un po’ bambini nella gioia generale.
Arrivo a Parma alle 14.00: accoglienza affettuosissima delle care responsabili parmensi: che dire della loro silenziosa efficienza? e della loro capace organizzazione?
Eravamo ospiti dai mutilatini di Don Gnocchi, a due passi da Piazza Duomo.
Incontro con l’arche
Dopo una piccola sosta, tutti in Vescovado (Piazza Duomo) per l’incontro con gli amici francesi dell’ARCHE di Jean Vanier.
Difficile spiegare con parole, e con parole scritte su un arido pezzo di carta, quello che è stato questo incontro.
Agli italiani – tanto attenti – sono state proiettate delle diapositive con commento parlato: le realizzazioni pratiche dell’Arche.
Vedute del bosco di Compiègne con la casa di Trosly. Poi vedute delle altre case (i “Foyers”) di altri luoghi.
Applausi! Tanti applausi! Applausi soprattutto quando sono seguite le diapositive che illustrano i momenti della vita dei Toyers: i momenti del lavoro, quelli della distensione, quelli delle riunioni comunitarie per preparare e discutere i programmi.
Applausi alle vedute delle sale di “disegno libero”; di mosaico; di ceramica a mano… l’Arche di Trosly non riesce a far fronte a tutte le ordinazioni che piovono da ogni parte!
E poi ecco le foto buffe, le foto allegre: i protagonisti sembrano vivi, lì in mezzo a noi. Visi distesi, sereni, luminosi di una felicità di ogni istante che scaturisce dall’intimo.
Dopo le proiezioni, i francesi dell’Arche ci hanno invitato a porre domande…
Che dire? Le nostre erano domande che chiedevano tutto! Quali erano state le prime difficoltà al sorgere dell’Arche? E dove si erano trovate le prime case? E gli assistenti? E il personale? E le difficoltà di ordine economico? E le difficoltà di ordine psicologico?
I responsabili dell’Arche hanno certamente compreso lo stato d’animo dei genitori presenti: il tono con cui erano rivolte le domande parlava chiaro. E con quel grande cuore che comprende anche le sfumature, essi ci hanno dato spiegazioni chiare, semplici, precise, sintetiche… e, per finire, un mini-discorso su ciò che è il perno dell’Arche: lo Spirito che la anima.
Dare a ciascuno dei ragazzi ospiti la possibilità di realizzare il massimo di se stessi nella serenità, nell’atmosfera distesa di gioia nel lavoro e nello svago di ogni giorno. E soprattutto, ecco: li si ascolta, li si aiuta ad esprimersi col gesto, la parola, la realizzazione di sé nel lavoro che li soddisfa con i suoi risultati tangibili. Li si aiuta a prendere fiducia in se stessi, in una evoluzione “graduale” (la psichiatria insegna!)… in una parola li si ama!
Si ha l’impressione che all’Arche niente costituisca un problema veramente insormontabile: ognuno fa ciò che sa, e dà ciò che ha, e soprattutto dà ciò che è. Perché in un’atmosfera di amore e di serenità, gli animi si espandono e danno il meglio di sé.
E l’espressione di gioia che traspariva dai visi dei giovani ospiti dell’Arche, ci ha parlato da sola!
Applausi! Applausi, tanti! Da parte nostra a questi nostri fratelli francesi, così semplici nella loro efficiente donazione di ogni momento!
E ancora un po’ di cronaca
Dopo la seduta in Vescovado, ritorno a “casa” per la cena. Poi, tutti alla Veglia dei parmensi col loro Vescovo nella chiesa di S. Pietro, alla vigilia dell’ordinazione sacerdotale di Don Mario.
Anche lì, momenti di silenzio, di riflessione, di preghiera intima e comune allo Spirito di Pentecoste, perché potessimo veramente e sempre “vedere” e “udire” e”comprendere”, per poter meglio amare, certi del suo aiuto e della sua luce.
Il vescovo ci ha aiutato a riflettere su tutto questo, nel presentarci alla Comunità parmense lì presente.
Poi, di nuovo a “casa”…
Che dire della Piazza del Duomo, con il Battistero illuminato nei suoi marmi cesellati, rosa e viola, nella notte? E la facciata del Duomo, dorata, nel buio? E… il nostro girotondo generale, cantando nella piazza quasi deserta? Cosa avranno pensato di noi i pacifici parmensi?
Ma alle undici eravamo già tutti a nanna.
L’indomani mattina, Domenica di Pentecoste, appuntamento alle 10 al Duomo, per l’ordinazione del nuovo Sacerdote da parte del vescovo.
Eravamo nel transetto a sinistra dell’altare – i posti d’onore.
Cerimonia di profondo significato: un giovane che a Pentecoste si affida alle mani del Padre, per portarlo ai fratelli, in una donazione gioiosa e costante di ogni momento…
Il vescovo ha sottolineato questo aspetto, rilevando che la presenza in Duomo di noi di “Fede e Luce” dava un significato ancora più profondo e simbolico all’offerta di sé che Don Mario faceva a Dio.
E noi, Comunità Cristiana, siamo invitati – aggiungeva il vescovo – ad aiutare questi sacerdoti con la presenza, la comprensione, l’aiuto efficiente, la collaborazione piena e senza scuse.
Le nostre candele in mano erano accese; il nostro animo rifletteva Fede e Luce; il nostro P. Michel concelebrava all’altare.
Dopo una comunione raccolta e commossa, ci siamo ritrovati sul sagrato in uno scambio di commenti… nel sole! Sì, perché intanto era uscito il sole!.
Approfittando di un’ora di tempo prima di pranzo, i più coraggiosi (ragazzi e “grandi”) hanno fatto una scappata al Museo di Parma: i quadri di tutte le epoche hanno entusiasmato con i loro colori e la loro bellezza!
Che dire delle dolci Madonne umbre e fiorentine del 1300? dello stupendo “viso”, opera di Leonardo da Vinci?
E per ritemprare. le forze, ci siamo ritrovati alle 13 per un pasto assolutamente domenicale nella sostanza tutta… emiliana! Tortellini in brodo, pollo arrosto… le patatine fritte hanno entusiasmato i ragazzi francesi… e nostrani! Il tutto innaffiato di Lambrusco: parola difficilissima per i francesi che facevano inutili sforzi per pronunciarla, fra le risate generali. E poi frutta, dolce e gelato… per chi riusciva a mandar giù ancora qualcosa!
Ore 16, appuntamento dalle Missionarie per la Festa di Fede e Luce!
Chi è stato in Marzo in via Aurelia, a Roma, può avere un’idea delle festosità, dell’entusiasmo con cui tutti, piccoli e “grandi”, hanno partecipato a giochi e canti diretti (con un magnifico Complesso) dalle instancabili animatrici di Parma, coadiuvate dagli infaticabili francesi con le loro chitarre… le “mummie”, il gioco delle sedie, giganteschi girotondi generali… Per non parlare della “corsa a tre gambe”: Padre Michel e Don Francesco hanno visto, tra gli applausi e la gioia generale!
E non parliamo di Gary (canadese) – dell’Arche, trasformatosi per l’occasione in clown, animatore, aiuto, ballerino, trasformista ecc… ecc…
E ancora le deliziose frappe (non ricordo il nome che danno loro a Parma) offerte calde calde appena fritte…!
E tante, tante bibite per chi aveva sete, dopo tanto parlare, cantare, correre e giocare al sole!
Quanta felicità per questi nostri ragazzi… e quanta dolcezza ed efficienza discreta nell’accoglienza delle amiche di Parma: le abbiamo sentite così vicine e sorelle!
Il tempo correva: alle 18.00, inesorabile, il nostro “capo” ha dato il segnale della partenza e il pullman ha ripreso la sua corsa verso Roma, carico stavolta di tanta speranza e di promesse per il futuro.
– Emanuele e Letizia, 1976
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.10, 1976