Non vedremo mai la luce!? Guai dopo guai, problemi dopo problemi… sofferenze dopo sofferenze. Quando non è la terra che seppellisce vite umane, è la morte che ruba un padre ai suoi figli, un figlio alla madre, un amico all’amico… Oppure sarà il lavoro poco sicuro o perduto, la vita familiare resa infernale, le relazioni tese che non lasciano un momento di pace. Sarà l’ambiente economico o politico che si giudica rovinato, sarà l’avvenire dei figli che si vede compromesso o senza speranza, sarà… sarà…
Ognuno di noi può allungare questa lista, questo ritratto nero che ogni uomo fa regolarmente della sua vita e di quella degli altri…
Un cristiano non è un ingenuo, che sognando il cielo non vuol guardare la terra! Gesù non è il tipo che non si rende conto di ciò che non va, delle sofferenze delle preoccupazioni, dei problemi.
Basta, con questa figura disincarnata di un Cristo al di sopra delle nostre preoccupazioni. Ci dobbiamo ricordare quanto si è mostrato consapevole dei nostri problemi quando ha parlato del seme che si perde e muore: “una parte cadde lungo la strada, scesero gli uccelli e lo beccarono… altro cadde in un luogo roccioso e si seccò… altro cadde tra le spine ma le spine crebbero e lo soffocarono…”.
Così nelle nostre vite, nel nostro mondo… tanta roba perduta, rovinata! Ogni giorno facciamo l’esperienza dell'”essere colpiti, mangiati”, di “seccare”, di “soffocare”!
Eppure nello stesso momento Gesù ci invita a guardare il seme che vive e porta frutto: “altri semi… dettero frutto, crescendo e sviluppandosi”… Così anche noi, nelle nostre vite facciamo l’esperienza di felicità, di realizzazioni piene di speranza, di amicizia vera, di aiuti concreti… Gesù non è né ingenuo né disperato. Sa guardare tutto. Sa che c’è grano buono e zizzania, ma guarda sempre avanti.
Gesù ha i piedi sulla terra e questo gli permette di camminare, di andare avanti senza fermarsi, preso dal sognare o dal disperare…
Restiamo anche noi sulla terra; noi non siamo né ingenui né disperati. Andiamo avanti, col buon grano e la zizzania, perché non c’è dubbio: la raccolta verrà.
– Michel Charpentier, 1976
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.9, 1976