Una croce ritagliata dalla carta smerigliata e incollata su un cartoncino. Una manina docile, molle, racchiusa nella mia mano percorre, con l’indice e il medio, prima il lato lungo poi quello corto. Una volta; due volte… Dalla passività alla sorpresa; al primo accenno di sorriso due parole: “crocifisso, segno di croce”. Il dialogo è iniziato.
Quando poi si ripete il segno di croce sul proprio corpo, con lentezza, serietà e dolcezza, alle parole: “Nel nome del…” scatta una scintilla di partecipazione e gioia.
Questo l’inizio di un lavoro ripetuto e portato avanti con un programma dove è incluso l’Antico e Nuovo Testamento, suddiviso e presentato nei tempi dell’anno liturgico, Avvento, Natale, Pasqua, Pentecoste.
Troppe volte si è pensato che queste cose alcuni bambini non le avrebbero capite o seguite; un’attenta osservazione mi permette di affermare il contrario.
La “luce” di cui sono superdotati fa loro afferrare concetti difficili senza porre dubbi. Assorbono attoniti le parole del Vangelo e queste parole penetrano, operano, trasformano.
Se ne colgono le manifestazioni dopo un certo tempo e non sono che quelle di “amore” che Cristo ha insegnato a tutti.
Una catechista
Questo breve accenno di una catechista che da anni si prodiga a suscitare la fede, la speranza e l’amore dal cuore dei piccoli con un metodo che, valido per tutti, è evidentemente efficace per i bimbi che hanno qualche difficoltà di apprendimento, vuole avviare un dialogo sulla formazione spirituale. Questo metodo cerca con stimoli sensoriali di toccare la profondità dell’animo in cui Dio per il Battesimo vive.
Quel segno di croce, segno di Cristo e del suo amore Redentore, che è stato impresso dal sacerdote al Battesimo sulla nostra fronte, palpato con le mani e lentamente segnato sulla persona, è un gesto di fede che i genitori sono invitati a rifare sulla fronte dei loro figli come gesto di benedizione divina. Dal gesto si passi lentamente alla luce della realtà, sì, siamo stati segnati dalla croce, dal Buon Pastore che ha fatto il suo segno sulle sue pecorelle.
A poco a poco, con segni e gesti sensibili, si rende visibile l’invisibile del mistero.
Suor Ida Maria, 1976
Due occhi che guardano
Un sorriso,
Due occhioni che guardano,
che non sanno,
che non possono capire
le miserie della vita.
Ma ti basta di quegli occhi uno sguardo,
per capire ciò che è più bello:
l’amore di chi spera,
la speranza di chi ama.
E capire
che siamo tutti fratelli.
Matteo Mazzarotto
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.11, 1976