Ci vediamo, persone di tutte le età, dai 6 mesi agli 80 anni, ed è sempre bello: si sorride, si canta, si scambiano quattro parole, e ci si capisce sempre gli uni con gli altri. Quello che mi mette qualche volta in crisi è la presenza di C., come di R., di E., di L…; la sua presenza mi mette in difficoltà, perché è una presenza che non chiede esplicitamente qualche cosa ma è sempre lì, che ti ricorda che c’è sempre un altro di fronte a te; perché mi chiede qualche cosa, e tante volte non riesco a capire ciò che vuole, e sbatterei la testa al muro per capirlo; ma soprattutto perché la maggior parte delle volte non dice nulla e non riesco a trovare un canale di comunicazione con lui, anche se mi rendo conto che con gli occhi, con i gesti, con qualche suono cerca di parlare.
Ecco, è questa mancanza di comunicazione che è terribile, ma allo stesso tempo affascinante, perché ci deve essere un mezzo per capirsi, anche facendo a meno di tante parole, di lettere scritte, o di gesti convenzionali e fatti solo per abitudine.
E piano piano si stabilisce una comunicazione a livello di piccole cose, di una mano stretta forte in segno di amicizia, di una maggiore attenzione ai suoi desideri, di un linguaggio fatto di musica, o espresso attraverso un pallone lanciato sempre nello stesso punto.
Sembrerà a qualcuno un perdere tempo, una cosa inutile ma non è così: la comunicazione si stabilisce realmente anche se per due ore non abbiamo parlato (non è possibile); non so se lui abbia ricevuto qualche cosa da me, io ce l’ho messa tutta per dargli un sorriso, per giocare a pallone, ecc; ho certamente ricevuto tanta semplicità, io che mi credo tanto spesso una persona tanto importante; ho forse imparato ad essere un po’ più attenta verso chi mi sta accanto. più tesa ad ascoltare anche qualche altra voce oltre la mia; ho capito forse per questa sera soltanto, che stasera tornando a casa non dovrei sentirmi in diritto di trattare male mio fratello, o rifiutarmi di aiutare la mamma.
Ciò nonostante tornando a casa, sono piena di dubbi: sarà servito a niente questo pomeriggio? mi riconoscerà la prossima volta?
Ti ringrazio, Signore…; mi ha riconosciuto anche questa volta; eimi è corso incontro, senza dire nulla, ma con un grande sorriso; chissà se era diretto a me…
– Valeria Levi della Vida, 1976
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.8, 1976