Secondo me dobbiamo essere realistici. Cioè: conosciamo i nostri figli meglio di ogni altra persona, più o meno colta di noi. Spetta infatti ai genitori innanzitutto saper osservare, annotare, riferire a chi deve impostare la rieducazione.
Nei ragazzi meno gravi riconosciamo la possibilità di frequentare la scuola normale; in tal caso è giusto che venga inserito. Per gli altri più gravi invece la scuola differenziale1Le classi differenziali erano delle classi scolastiche destinate ad alunni diversamente abili o affetti da disturbi dell’apprendimento o problemi di socializzazione. Sono state abolite con legge 517 del 4 agosto 1977 (N.d.R) rimarrà sempre.
Non perché vogliamo il “ghetto” come qualcuno ci ha accusati (costoro non sanno quanto si soffre nel portare i nostri figli in una scuola diversa, quando, alla loro età, potrebbero frequentare quella dei fratelli).
Mio figlio Roberto ha nove anni, minorato fisico e mentale, autistico con disturbi del comportamento.
Rifiutato da tutti i centri di rieducazione dell’Italia settentrionale; accettato solo a Roma da “Scuola Serena”. Un bambino che ha costantemente bisogno di una persona vicino, che lo interessi con giochi ecc., che lo corregga, lo comprenda, ma soprattutto ha bisogno d’amore.
Come posso pretendere tutto ciò da un’insegnante già piena di problemi, con una classe di 45 bambini normali?
Il giorno che mi sono azzardata con una simile proposta, ho ricevuto il solito, doloroso rifiuto.
Invece proporrei di mandare alla scuola differenziale i ragazzi sani, per intrattenere un pò con la loro amicizia e sensibilità i ragazzi handicappati.
Signori della società, che ci accusate, non vogliamo il “ghetto”, noi genitori di bambini eccezionali! Non rendeteci la croce più pesante di quella che portiamo. Comprendeteci! Non possiamo portare i nostri figli alla scuola normale, scaricarli come sacchi di patate dentro le aule e andarcene senza sentire il mormorio di giusta protesta delle insegnanti.
Bisogna invece migliorare la scuola differenziale, anzitutto con persone fondamentalmente preparate e non macchine calcolatrici che aspettano soltanto il 27… O educatori che si allontanano perché sgomenti di dedicarsi ad un’opera i cui risultati non appaiono sempre notevoli o chiaramente visibili.
Come in terre lontane, abbiamo bisogno di missionari, pronti a servire e amare Dio attraverso le nostre infelici creature.
Colgo l’occasione per salutare e ringraziare tutti gli amici di “Fede e Luce”
– Angela Cusimano, 1975
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.4, 1975
Sommario
Pellegrinaggio a Roma con Foi et Lumère di Suor Ida Maria
Integrazione nella scuola: pro e contro di A. Cusimano
Poesia: Visages, Volti di Helene
"Il momento più bello!" di Mamma di Carla
L'incontro a Villa Pacis di P. Roberti
All'amicizia ci credo di Pina
Io e mio fratello di Patrizia
Qua e là per l'Italia di Patrizia
1° Febbraio 1975 di Patrizia