Tempo addietro e su altro bollettino, ero andata facendo alcune riflessioni sul senso dell’amicizia ed alcune riflessioni su un gruppo di giovani amici dei bimbi ospiti nel Reparto “Gesù Bambino” all’Istituto S. Eusebio.
Eravamo allora agli inizi di una esperienza nuova, senza termini di confronto non solo in Vercelli, ma anche altrove: o perlomeno, se altre esperienze similari venivano condotte, di esse nulla si conosceva. Era, per ciascun gruppo e per ciascun giovane impegnato, una esperienza- scoperta, sofferta e maturata prima nel segreto del proprio spirito, svolta quindi senza pubblicità alcuna, silenziosamente.
Da quelle prime battute ed attraverso dedizione di molti, è nato recentemente il ”Gruppo amici dei Bimbi”. Ho tra le mani il cantoncino che ogni “amico” ha ricevuto nel tempo di Natale, data prescelta per il battesimo ufficiale del nostro gruppo. Sul frontespizio l’immagine di un bimbo dal sorriso invitante e poche righe di presentazione:
”il cammino dell’umanità sarebbe più facile se fosse percorso da un maggior numero di buoni samaritani
Mi indugio sulla figura infantile di Luca e scorgo, nel suo atteggiamento, l’attesa di tante altre creature, bisognose di amore, che ci interpellano. Poi penso ai “buoni samaritani”, a tutti i giovani passati nei vari anni, fino agli ultimi, cioè a quelli che hanno dato vita al gruppo spontaneo degli “amici”.
– Leggi anche le testimonianze di due giovanissimi del “Gruppo Amici di Bimbi”
Chi sono e cosa cercano questi “samaritani”?
Il gruppo più numeroso è costituito da studenti alle soglie del la maturità e da universitari, con loro vi sono poi alcuni lavoratori, qualche militare ed un gruppetto di genitori, coinvolti dai figli stessi in questa esperienza di servizio.
Tutti frequentano regolarmente ed assiduamente il Reparto, prestando, con semplicità, servizi di assistenza ai non autonomi ed offrendo cure affettive particolari ad alcuni bambini. Che cosa cercano? Anche per dare una risposta valida all’interrogativo ci siamo ritrovati, per un incontro mensile, in dicembre e in gennaio, giovani e meno giovani, “novizi” e “veterani”, per conoscerci meglio, per scoprire negli occhi dell’altro la stessa ansia di ricerca di essenzialità, per comunicarci difficoltà ed esperienze del servizio, ma soprattutto, e prima di tutto, per imparare a verificarci ed a capire il personale cammino della maturazione.
Infatti, il lasciare le occupazioni ordinarie, l’ambiente abituale, il celarsi in una realtà dolorosa, in un mondo di bimbi gravemente handicappati, fra religiose che trovano la ragione della propria esistenza nel servizio ai bimbi medesimi, il non ritrovare i soliti parametri degli interessi e dei rapporti formali fra gli uomini, tutto questo non può non riuscire, per ciascuno, un’esperienza esistenziale di notevole validità.
Sandra Zanlungo, 1975
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.5, 1975
Sommario
Come dire di sì? di Redazione
Ombra e Luce di Redazione
Gli amici dei Bimbi di S. Zanlungo
Giovanissimi n.5
Quando parliamo di "loro" di M.H.Mathieu
Programma del Pellegrinaggio a Roma del 1975 di Redazione