Questa è la domanda che ai siamo posti nell’ultimo incontro di Fede e Luce.
La recente festa dell’Annunciazione, il “SI'” di Maria, ci è stato di stimolo e di guida. E perché tutti potessimo più facilmente rispondere, esprimendo il nostro modo di dire di “sì” al volere di Dio, o il nostro modo di andare incontro agli altri, ci siamo divisi in gruppi misti formati da genitori, ragazzi handicappati e amici.
Abbiamo avuto la gioia di constatare che, ognuno al proprio livello, ha partecipato e detto quello che pensava.
Sarebbe troppo lungo fare un resoconto completo dei lavori, ma ci sembra interessante comunicare a tutti qualche stralcio delle riflessioni fatte.
“… è molto difficile accettare – dice una mamma – soprattutto quando ci si sente discriminati dagli altri, anche dalle persone di famiglia e quando si sente di pesare sugli altri figli…”
“… abbiamo dovuto dire di s’ a una croce che non abbiamo scelto che ci è stata imposta, che a volte cl fa sentire colpevoli davanti ai nostri figli stessi…”
Un papà: “Finché ci siamo noi diciamo di sì, ma poi…? È questa la nostra ansia più grande.”
Un’altra mamma: “Il sì è da dire ogni giorno nel quotidiano impegno presso mio figlio. A volte il coraggio cede allo sconforto, ma se si parla con qualcuno si rischia di riceverne una pietà che fa male, o si sente che il discorso dà fastidio. A Fede e Luce abbiamo trovato degli amici… parlare con voi è meraviglioso, ma è così poco… vorremmo parlare di più…”
Un sacerdote presente ha detto che questi problemi non sono solo dei genitori che li portano, ma devono essere di noi tutti, prima come umanità e a maggior ragione come cristiani.
Gli interventi dei giovani non si sono fermati solo all’esperienza di Fede e Luce. In questi gruppi sono d’accordo nel dire che, quando hanno accettato l’invito, hanno detto di sì pensando di venire a “dare”, ma poi hanno trovato uno scambio di amicizia con tutti.
Al di là di questo, hanno portato altri esempi in cui è più o meno facile dire di sì.
“… è più facile dire di sì quando si vuol bene alla persona che chiede.”
“… quando si è stanchi, non si ha voglia di dire di sì, di cercare gli altri, quando qualcuno scombina i nostri piani o progetti…”
“… sento di dire di sì quando non mi va di fare una cosa ma la faccio perché fa piacere a un altro e fa piacere anche a Dio.”
“… quando devo accettare qualcosa che non vorrei, la malattia della mamma, per esempio…”
“… quando mi sento sola e desidero incontrare gli altri e riceverò qualcosa da loro, sperando di trovare una soluzione per i miei problemi, dico di sì, ma poi, a volte, resto delusa…”
“… uno non avvicina l’altro perché pensa di avere tanti problemi e di non avere tempo per gli altri; si considerano i propri guai come i più importanti,..”
“… Fare il primo passo spesso è difficile perché ci si trova davanti a una barriera e si ha paura…”
“… l’aiuto degli altri serve; uno ha bisogno di essere stimolato, invitato, se no ha paura di non essere bene accetto e si tira indietro…”
“… dovremmo noi fare il primo passo davanti a ragazzi che, per esempio, si comportano male, o non hanno nessuno che si occupi di loro.”
Al termine di questo incontro un papà faceva notare quanto aveva imparato sentendo parlare giovani e adulti con tanta semplicità.
Più ci si incontra, più ci si conosce e più ci si vuole bene!
– Un gruppo romano di “Fede, e Luce”, 1975
N. B.: Questo giornalino nasce dal desiderio di comunicare con chi è lontano, TUTTI, grandi e piccoli, sono dolorosamente invitati a collaborare con semplicità, con lettere, disegni e testimonianze.
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.5, 1975
Sommario
Come dire di sì? di Redazione
Ombra e Luce di Redazione
Gli amici dei Bimbi di S. Zanlungo
Giovanissimi n.5
Quando parliamo di "loro" di M.H.Mathieu
Programma del Pellegrinaggio a Roma del 1975 di Redazione