Ilaria, 14 anni
La prima volta che presi parte all’attività del “gruppo”, come lo chiamava mia sorella che ormai da più di un anno si impegnava nell’assistenza dei suoi bambini”, pensavo che il contatto coi piccoli handicappati mi avrebbe profondamente impressionata.
Ed infatti mi impressionò: ma non certo nel senso che io credevo.
La dolcezza, la simpatia, l’entusiasmo col quale mi accolsero i miei piccoli amici, mi fecero ben presto dimenticare le loro condizioni, ed io stessa mi ritrovai a partecipare con entusiasmo a quei giochi semplici che avevamo preparato per loro.
Il “gruppo” non mi fece certo troppe cerimonie; e nonostante fossi appena arrivata, mi fu affidata l’assistenza di due bambini, due fratelli che sono destinati a paralizzarsi progressivamente. Eppure quei volti così somiglianti, anche e soprattutto nella dolcezza dei loro occhi bellissimi, nel sorriso di quando mi videro, esprimevano quella voglia di vivere che le loro parole non sapevano esprimere.
I miei piccoli amici hanno infetti grave difficoltà di parola, non camminano, si trascinano, hanno bisogno di essere continuamente sorretti, però sanno sorridere, sorridono quando giochiamo coi colori, sorridono quando ci facciamo rotolare il pallone dall’uno all’altro, sorridono quando li prendo per mano, sorridono e stringono forte le loro dita attorno alle mie come a volermi dire che hanno capito, che mi ringraziano, che mi vogliono bene come io ne voglio a loro.
Lucia, 14 anni
Al primo incontro ero un pò confusa, non sapevo bene come comportarmi, cosa fare, e alla fine pensavo che le cose non fossero andate troppo bene, anche se in fondo ero contenta.
Mi son resa conto che ero entrata nel movimento con un atteggiamento sbagliato: avevo creduto di dover andare a queste riunioni per “dare” qualcosa agli altri, poi mi sono accorta che, invece, ricevevo molto da loro.
La seconda volta ero molto più sicura e preparata meglio all’incontro, e quando è giunta l’ora di andare vin ero triste e felice contemporaneamente: triste perchè ci salutavamo, felice perchè avevamo passato il pomeriggio insieme e insieme avevamo pregato, ci eravamo divertiti, avevamo cantato e imparato cose nuove.
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.3, 1975