Prima cosa da dire: un titolo come un prete tra i borgatari o fra i teppisti o delinquenti, coglierebbe meglio secondo la nostra cultura il vero senso della vita di padre Guy Gilbert. I ragazzi, infatti, per i quali questo prete dà tutto della sua vita non hanno niente di balordo. Sono giovani che vivono nei quartieri più squallidi di Parigi, in condizioni tristi e disperate.
Il libro comincia coi primi contatti di padre Guy con i ragazzi della strada e finisce con le lettere ricevute dai suoi amici «borgatari» finiti in carcere.
Guy Gilbert descrive degli «spaccati» della sua vita, specialmente della vita dei ragazzi, fatta di bar, commissariato, prigione, polizia, violenza; e mostra come si è costruita l’amicizia tra lui e i ragazzi. Egli ha il merito di aver dato il suo tempo e il suo amore con tenacia, così questi ragazzi che la società etichetta come delinquenti e poi scarta, gli danno finalmente la loro fiducia. Da quel momento, tra le barriere che li chiudono, appare una luce di speranza.
– recensione di Martino (18 anni), 1987
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.18, 1986
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